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Rutte l'europeo alla Nato, tra Mosca e l'incognita Trump

Arriva in una fase critica. E deve far spendere di più in difesa

Rutte l'europeo alla Nato, tra Mosca e l'incognita Trump

Redazione Ansa

BRUXELLES - Mark Rutte è stato ufficialmente nominato nuovo segretario generale della Nato dal Consiglio Atlantico e succederà a Jens Stoltenberg il prossimo ottobre. L'Alleanza ha trovato finalmente un nuovo leader, dopo 10 anni di regno dell'ex premier norvegese. "So di lasciare la Nato in buone mani", è stato il commento di Stoltenberg a cose fatte. "È un grande onore: l'Alleanza è e rimarrà la pietra angolare della nostra sicurezza collettiva", ha dichiarato Rutte da nuovo 'sec gen' in pectore. A cascata sono piovute le felicitazioni dai quattro angoli della Nato, dato che con l'arrivo dell'ormai ex premier olandese un'altra casella del complicatissimo puzzle di nomine in corso viene riempita definitivamente. "L'Alleanza Atlantica è più necessaria che mai", ha sintetizzato a nome di tutti gli alleati il presidente francese Emmanuel Macron, che sino a pochi anni fa la definiva "cerebralmente morta". Ma era prima della guerra in Ucraina, un altro mondo. Rutte, invece, entra in carica proprio mentre infuria un feroce conflitto alle porte dell'Europa e della Nato e dovrà darsi da fare sin da subito. Delle sue doti di gran negoziatore e possibile 'incantatore' di Donald Trump, se dovesse mai tornare alla Casa Bianca, si è scritto ampiamente. Meno del suo pedigree politico. Intanto viene da un Paese fondatore dell'Ue. E l'ultima volta era capitato con Jaap de Hoop Scheffer - sempre olandese - dal 2004 al 2009. Poi è un liberale (milita in Renew, la famiglia politica europea creata da Macron). Tutti elementi cruciali per la costruzione di quel pilastro europeo all'interno della Nato di cui si va molto parlando ultimamente. Ecco, al di là della guerra in Ucraina, che sarà senz'altro tra i temi più impegnativi per Rutte, la questione di una Nato meno a stelle e strisce e più blustellata potrebbe essere dominante in futuro, così come il coordinamento con l'Unione Europea. L'altro aspetto delicato sono i quattrini. Ora 24 alleati su 32 - contando la Svezia - vanno oltre il 2% del Pil in difesa ma restano fuori dalla conta Paesi importanti. Come il Canada, il Belgio, l'Italia e la Spagna. Rutte, da sempre falco sui conti, questa volta dovrà quindi trovare il modo per far spendere di più, e non di meno. Poi bisogna vedere se Stoltenberg riuscirà a non lasciare sulla scrivania dossier inevasi. Al summit di Washington i leader dovrebbero siglare l'intesa per portare sotto l'ombrello Nato la gestione degli aiuti militari a Kiev mentre invece la decisione sui finanziamenti - 40 miliardi all'anno - pare ancora lontana. In assenza di un impegno chiaro toccherà a Rutte continuare a spronare gli alleati sull'Ucraina. Volodymyr Zelensky gli ha subito pagato tributo, definendolo "un leader forte e rispettoso dei principi" che "ha dimostrato la sua risolutezza e visione in molte occasioni negli ultimi anni". Infine la questione geografica. L'est teme l'imperialismo russo e cerca rassicurazioni, il sud vuole che la questione meridionale non finisca nel dimenticatoio. Allargando l'inquadratura ci sono poi i rapporti con gli alleati asiatici - Giappone, Corea del Sud, Australia e Nuova Zelanda - in chiave anti Cina.

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