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>ANSA-FOCUS/ Budapest all'attacco, mina vagante per la nuova Ue

La tenaglia sovranista di Orban punta al semestre di presidenza

Redazione Ansa

(dell'inviato Michele Esposito) (ANSA) - BUDAPEST, 04 LUG - Pace, stop alla migrazione, nessun supporto militare all'Ucraina, pochissimi margini di manovra per la Commissione Ue. Le priorità della presidenza ungherese dell'Ue sono semplici, dirette e hanno un solo obiettivo: stravolgere lo status quo comunitario nell'attesa che, a novembre, Donald Trump torni al potere negli Usa. "La nostra presidenza lascerà il segno e Viktor Orban ne darà una interpretazione politica", è il titolo che Zoltan Kovacs, uomo macchina del racconto sovranista magiaro, ha fornito ai media europei in visita a Budapest per lo start del semestre ungherese.
    Le sue parole non lasciano spazio al compromesso e sembrano lo specchio del pronti e via che Orban ha impresso alla presidenza. Recandosi a Kiev per la prima volta dall'inizio del conflitto. E subito a Mosca, infliggendo un colpo ferale al potere negoziale di Bruxelles. Tutto è fuori dall'ordinario, nell'agenda orbaniana. Nei primi giorni della presidenza di turno di un Paese membro è la Commissione, solitamente, a far visita al governo in carica. Ad arrivare a Budapest, questa volta, sono stati solo i giornalisti. "Problemi di agenda", ha spiegato Kovacs, senza rivelare l'ennesimo coupe de theatre: l'arrivo al Cremlino, previsto per la giornata di venerdì. "La pace è il punto numero uno delle nostre priorità. Orban vuole essere un facilitatore", ha spiegato Kovacs. Pace, fino a un certo punto, visto che ai cronisti brussellesi viene fatto visitare uno scintillante Centro della cultura militare, sulle rive del Danubio.
    Del resto, la strategia di Orban è questa da tempo: giocare su più tavoli, fare a volte il contrario di quello che viene scandito dai palchi elettorali ungheresi, a patto che sia lontano dai riflettori. Come il voto favorevole - e mai preannunciato - dato al socialista Antonio Costa alla guida del Consiglio europeo. Il tempo gioca a favore di Orban, che si appresta a guidare la presidenza di turno in un momento di estrema transizione a Bruxelles. Dove le porte girevoli dei commissari e i negoziati tra i 27 e tra i gruppi politici stanno inevitabilmente minando l'incisività di Palazzo Berlymont.
    Sul Ponte delle Catene splende il sole di luglio. A Bruxelles si preannuncia ancora una volta tempesta. "L'iniziativa politica deve essere nelle mani degli Stati membri, la Commissione non deve essere politica", ha sottolineato il ministro per gli Affari Ue Janos Boka.
    Più tavoli, si diceva. Uno di questi è l'Eurocamera. Lunedì Orban potrebbe ufficializzare la nascita del gruppo dei Patrioti. Ci saranno i cechi di Babis, i portoghesi di Chega, gli austriaci dell'Fpo. A completare il quadro, probabilmente, i fiamminghi del Vlaams Belang, i sovranisti danesi e quelli estoni. Il gruppo Id rischia di essere svuotato. Ma fino a domenica sera, nessuna decisione sarà presa, neppure dalla Lega: tutti attendono le mosse post-ballottaggi di Marine Le Pen, che di Id è la principale azionista. Ma i Patrioti di Orban, con o senza la struttura di Id a supporto, ci saranno. "Ci saranno ricadute sulla redistribuzione dei posti all'Eurocamera", è l'avvertimento di Boka. Ma difficilmente il cordone sanitario issato dai partiti filo-Ue potrà calare di fronte agli orbaniani. Bruxelles attenderà la fine del semestre come in una lunga apnea. Ma dal primo gennaio, con la Polonia alla guida del semestre, potrà tornare a respirare. (ANSA).
   

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