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>>>ANSA/ 'La Nato ci dà stabilità, non diamola per scontata'

Stoltenberg prima del vertice: 'Per Kiev ponte verso l'ingresso'

Redazione Ansa

(di Mattia Bernardo Bagnoli) (ANSA) - BRUXELLES, 06 LUG - "La Nato è un pilastro di stabilità in tempi sempre più pericolosi ed è estremamente importante che rimanga tale. Ma nelle democrazie non si possono mai dare garanzie. La Nato non è mai stata scontata e non potrà mai esserlo". Il segretario generale Jens Stoltenberg si appresta ad aprire il vertice annuale dell'Alleanza, che si terrà a Washington la prossima settimana proprio per celebrare i 75 anni del patto atlantico. I temi ormai sono ricorrenti: il sostegno all'Ucraina, il ritorno alla difesa collettiva e i rapporti più stretti con i partner affini, come l'Unione Europea e le nazioni asiatiche (Nuova Zelanda, Australia, Giappone, Sud Corea). Eppure tra gli alleati si percepisce preoccupazione.
    Washington potrebbe rappresentare la quiete prima della tempesta. Che porta il nome di Donald Trump (o magari Marine Le Pen).
    Nato e Unione Europea sono rimaste sinora unite davanti alla sfida di Vladimir Putin ma, dopo quasi tre anni di guerra, s'intravedono spinte centrifughe. Trump promette d'interrompere il flusso degli aiuti militari a Kiev e mettere subito fine al conflitto. Come, non si sa. Parigi, qualunque sia il responso alle urne, si avvia verso un periodo d'instabilità politica. Le destre sovraniste - e non necessariamente atlantiste - guadagnano terreno in Europa. Il quadro è dunque complesso. Ma Stoltenberg resta fiducioso. "Ci sono state preoccupazioni per l'arrivo di nuovi governi nella Nato praticamente da quando è stata fondata", confida nel corso di un incontro con alcune testate internazionali, tra cui l'ANSA. "La Nato però ha sempre prevalso e mi aspetto che sia così anche in futuro perché è nell'interesse della sicurezza nazionale di tutti i 32 alleati rimanere uniti". Usa compresi. "La pace in Europa è a vantaggio degli Stati Uniti e due guerre mondiali lo hanno provato: l'isolamento non funziona, ancor di meno in un'epoca di missili intercontinentali, sottomarini nucleari e cyberattacchi". Per l'ex premier norvegese questo sarà l'ultimo summit, dopo quasi 10 anni al comando, prima di cedere il passo all'olandese Mark Rutte. La sua eredità, in un certo senso, sta tutta nel pacchetto per l'Ucraina, da lui proposto, che rappresenterà forse la mossa più concreta e visibile del vertice. Due le misure principali. Il coordinamento degli aiuti militari (e dell'addestramento) sotto il comando Nato, con una struttura apposita, e una promessa d'impegno finanziario pari a 40 miliardi l'anno. Se la prima è stata già approvata, sulla seconda si negozia ancora. "Il riferimento ai 40 miliardi ci sarà", assicura una fonte diplomatica alleata. "Ma non sarà vincolante". In più ci sarà un check già al prossimo vertice (che sarà in Olanda). Tramonta dunque la dimensione pluriennale del sostegno, giudicata fino a poche settimane fa cruciale per dare all'Ucraina la tranquillità strategica necessaria per combattere la Russia. "Tutti gli alleati hanno problemi con gli impegni finanziari che vanno oltre le loro procedure di bilancio", concede il segretario generale.
    Stoltenberg si dice ad ogni modo soddisfatto. "È più di quello che c'è ora e per la prima volta, al livello dei capi di Stato, vi sarà un chiaro impegno", dice. Inoltre l'accordo prevedrà l'istituzione di "parametri condivisi" per il calcolo del valore delle forniture, essenziale per arrivare poi al principio di "condivisione dello sforzo", che alcuni alleati vorrebbero legato al Pil di ogni Paese. "Quanto vale un carro armato? Il prezzo corrente o di rimpiazzo? Sembrano dettagli ma sono cruciali", aggiunge Stoltenberg. Sul punto - nome in codice: burden sharing - le posizioni sono ancora diverse. Così come sul linguaggio da usare per descrivere il futuro ingresso dell'Ucraina nella Nato: al momento sono in corso feroci trattative sulla parola "irreversibile". "A volte voi giornalisti sapete più di quanto dovreste..." sferza il 'sec gen' tradendo un sorriso. "Il fatto è che siamo 32 alleati, ci sono processi negoziali che vanno seguiti e questo è il modo in cui le decisioni vengono prese alla Nato: il vertice, vedrete, porterà l'Ucraina più vicina all'Alleanza, perché le parole sono importanti ma lo sono pure le azioni concrete".
    Infine, i soldi e gli investimenti. A Washington 23 alleati (24 con la Svezia) potranno vantare spese nel 2024 sopra il 2%, a dimostrazione che gli europei non sono degli scrocconi. Per gli altri - tra cui l'Italia - ci sarà una forte pressione a presentare piani credibili di crescita, che tuttavia ora sono facilitati dalla messa a punto dei piani regionali. Insomma, si sa cosa si deve comprare. Al vertice si concorderà allora un piano sull'industria della difesa, per spendere insieme e meglio, "riducendo i costi". (ANSA).
   

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