BRUXELLES, 08 LUG - Il premier ungherese Viktor Orban continua a terremotare l'Unione Europea, sia dal punto di vista politico - la sua creatura al Parlamento Europeo, i Patrioti, vede finalmente la luce e schizza al terzo posto, subito dietro al duo Popolari-Socialisti - che istituzionale.
Qui la colpa è dell'ultima tappa dell'auto-missione di pace, che dopo Kiev e Mosca lo vede in visita a Pechino, ricevuto da Xi Jinping.
"Orban non ha alcun mandato per rappresentare l'Ue in queste visite", ha ribadito il portavoce della Commissione Europea, Eric Mamer, durante l'incontro quotidiano con la stampa.
"L'Ungheria - ha ricordato - ha responsabilità specifiche quando si tratta di gestire i lavori del Consiglio, in quanto presidente di turno dell'Ue, ma questo è completamente diverso da ciò che fa come Stato membro con una propria politica estera". Insomma, parla per sé. E gli altri 26 Stati membri sono perplessi, per usare un eufemismo. Alla riunione dei Rappresentanti Permanenti dei 27 in Ue, in programma per mercoledì, all'ambasciatore dell'Ungheria saranno dunque "chiesti chiarimenti". È quanto spiegano fonti diplomatiche sottolineando "la crescente preoccupazione" nelle capitali europee.
"Dovrebbe essere chiaro che rappresenta solo il suo Paese e invece ha intenzionalmente lasciato molte ambiguità, mostrando ad esempio il logo della presidenza di turno nelle sue comunicazioni", nota una fonte. Le tensioni "potrebbero crescere ulteriormente" con l'avvicinarsi al Consiglio Affari Esteri, visto che Budapest - si spiega ancora - "continua a bloccare" il via libera all'European Peace Facility, ovvero gli aiuti militari per l'Ucraina, dove c'è già un'intesa a 26.
"Nei prossimi due-tre mesi la situazione diventerà molto più brutale al fronte", ha ammonito Orban nel corso di un'intervista alla Bild, giustificando così l'esigenza di passare "da una politica di guerra a una politica di pace". Parole che assumono un peso persino sinistro dopo il pesantissimo bombardamento russo su diverse città ucraine, che ha colpito pure l'ospedale dei bambini della capitale.
Il premier magiaro è ora atteso a Washington per il vertice annuale della Nato, che si apre domani. Il segretario generale Jens Stoltenberg la settimana scorsa ha rivelato che Orban aveva informato il suo staff della visita a Mosca - l'Ue al contrario era caduta dalle nuvole - e che, nel corso del summit, ci sarebbe stata forse la possibilità di uno "scambio di vedute" sul punto. Ma gli Usa non hanno nascosto la loro irritazione.
Orban ormai balla da solo, puntando chiaramente sul ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca. Sia sull'Ucraina sia sulla Cina, con la quale, dice, si deve "evitare una guerra commerciale" (e nel mentre spalanca le porte alle aziende del Dragone in Ungheria).
Xi, dal canto suo, nell'incontro con il magiaro ha chiesto di "creare le condizioni" per un "dialogo" diretto tra Kiev e Mosca. Ebbene. Chi ci sta provando è proprio il presidente ucraino Volodymyr Zelensky con il suo processo di pace, che prevede nel secondo vertice la partecipazione della Russia.
Peccato che la Cina lo abbia sinora, essenzialmente, snobbato.
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