(di Michele Esposito)
(ANSA) - BRUXELLES, 10 LUG - Riserve, dubbi, il moltiplicarsi
di paletti sulle alleanze. E la silenziosa tentazione di un
clamoroso colpo di coda.
Il suo staff continua a cospargere tranquillità. Ma nei partiti
europeisti chiamati a decidere alla Plenaria di Strasburgo le
certezze non sono così solide. "Non votarla getterebbe l'Ue
nell'instabilità e sarebbe un regalo a Orban", avvertono dal
Ppe. Ma, tra gli stessi Popolari, restano divergenze. Sul ruolo
dei Verdi, ad esempio, che spingono per entrare stabilmente in
maggioranza, incontrando resistenze proprio nel partito che ha
candidato von der Leyen.
La presidente dell'esecutivo Ue ha dedicato gli incontri del
mercoledì ai Liberali e, appunto, ai Greens. Entrambi hanno
scandito che un'alleanza con i Conservatori e Riformisti va
esclusa nella maniera più assoluta. A entrambi von der Leyen ha
assicurato che non ci sarà alcuna "cooperazione strutturale" con
Ecr. E' questa la formula con la quale la Spiztenkandidat prova
a giocare su più tavoli: prendendo i voti di una parte dei
Conservatori ma provando a mantenere compatta la piattaforma
filo-Ue che include Renew e Socialisti. E, allo stesso tempo,
incassando anche il sì dei 53 eletti Verdi. La partita è ostica,
e va incontro comunque ad un bivio: il discorso programmatico
che von der Leyen dovrà fare a Strasburgo. Non a caso, dopo tre
ore di incontro, i Verdi hanno sottolineato come ci siano "dei
passi avanti" ma non ancora la conclusione dei negoziati.
"Decideremo giovedì", ha sottolineato il co-presidente Bas
Eickhout.
L'ordine degli incontri scelto da von der Leyen è stato
significativo. Prima i Popolari, poi i Socialisti. Quindi Renew
e i Greens. Solo la prossima settimana - rispettivamente lunedì
e martedì - la presidente designata vedrà The Left e Ecr. La
riunione con la Sinistra, almeno ufficialmente, non preannuncia
nessuna svolta del gruppo dominato da France Insoumise: The Left
non voterà Ursula e proporrà un suo candidato come alternativa a
Roberta Metsola alla guida dell'Eurocamera. Tuttavia, nei loro
confronti i filo-Ue non hanno issato alcun cordone sanitario.
"Il problema maggiore è l'estrema destra", spiegano fonti
Popolari. Il cordone escluderà perciò i Patrioti e il neo gruppo
guidato da AfD.
Con i Conservatori il discorso è diverso. Il Ppe resta convinto
che con una parte di loro - Fratelli d'Italia, i belgi di N-Va,
l'Ods del premier ceco Petr Fiala - si possa dialogare su
diversi temi. "L'ultimatum di Renew su Ecr è inaccettabile", ha
tuonato l'ex premier sloveno Janez Jansa, a capo di una delle
delegazioni - assieme ai Republicains - più scettiche sul bis di
von der Leyen.
Eppure, Socialisti e Liberali insistono per ridurre al
massimo il peso - e le eventuali contropartite - che può avere
Giorgia Meloni. Nel Ppe filtra una certa irritazione
sull'atteggiamento di S&D. "Serve maggiore chiarezza", ripetono
in queste ore i vertici del gruppo. Con un riferimento, in
particolare: il Pd di Elly Schlein. La delegazione dei Dem,
finora, è stata tra le più prudenti sul posizionamento alla
Plenaria. Parte degli eurodeputati Pd farebbe tranquillamente a
meno di un bis di von der Leyen. Un eventuale abbraccio con
Meloni la renderebbe fatalmente indigesta.
Il negoziato non si gioca solo nel confronto tra la
presidente uscente e i gruppi ma anche in ciò che viene detto
dopo. I Verdi, ad esempio, parlano di un'alleanza a quattro,
come unica strada per una "maggioranza stabile, pro-Ue e
pro-Ucraina" e hanno raccontato di aver avuto "garanzie" sul
Green Deal. Parole che, a Manfred Weber, di certo non
piaceranno. Il filo su cui corre Ursula resta quindi sottile.
Nel Ppe assicurano che non c'è alcun "piano B". In tanti,
all'Eurocamera, si chiedono se davvero sia possibile un
Consiglio europeo straordinario in piena estate per correre ai
ripari in caso di clamorosa bocciatura. (ANSA).
>>>ANSA/Dubbi e paletti nei filo-Ue, l'Ursula bis non è scontato
Von der Leyen: 'Ecr non in alleanza". I Verdi spaccano il Ppe