BRUXELLES - È arrivata l'ora della resa dei conti. Mentre Viktor Orban sarà a Washington per partecipare al vertice della Nato, a Bruxelles il suo ambasciatore presso l'Unione Europea finirà sulla graticola. Al direttorio dell'Ue - nome in codice: Coreper, ovvero Comitato del rappresentanti permanenti - circa 20 Stati membri intendono prendere di petto Budapest, con l'accusa di slealtà. "La Polonia è scatenata", confida un diplomatico. L'idea è quella di mettere le cose in chiaro e tentare di frenare i bollenti spiriti del premier ungherese. Anche perché ci sarebbe sempre la possibilità - giudicata al momento "improbabile" - di chiudere il semestre ungherese anzitempo con un bel voto a maggioranza al Consiglio. Orban, si ragiona, in alcune delle sue dichiarazioni a Mosca infatti "è andato direttamente contro le conclusioni del Consiglio Europeo". "Come si concilia con il principio di leale cooperazione?", si chiede una seconda fonte diplomatica raggiunta dall'ANSA.
Insomma, il premier magiaro sta giocando una partita del tutto personale - che peraltro s'intreccia con la creazione del gruppo dei Patrioti al Parlamento europeo, manifestamente "anti-federalista" - ma a discapito dell'Ue. Ecco allora che gli Stati membri vogliono inviare un messaggio "chiaro" riguardo alla deliberata confusione generata dall'ungherese tra l'operare come leader di un singolo Paese (ne ha facoltà) e a nome dell'Ue, sfruttandone la presidenza di turno. L'uso del logo del semestre nonché il motto M.E.G.A. nei suoi video promozionali sarà usato come prova a suo carico. La comunicazione poi è assolutamente pessima. "Nessun contatto prima, nessuna spiegazione dopo", è l'amara sintesi del portavoce della Commissione europea Eric Mamer a proposito del suo viaggio a Pechino. E a un giornalista cinese che gli chiedeva sornione perché nell'Ue ci sia tanta opposizione al tentativo di mediazione ungherese, Mamer ha risposto: "La mediazione per definizione richiede due parti e nessuna delle due parti, né l'Ucraina né la Russia, gli ha chiesto di mediare".
Ma lui, in una lettera inviata al presidente del Consiglio europeo Charles Michel, nega le accuse - "non ho mai preteso di parlare a nome dell'Ue" - e rivendica che ora ci sono "maggiori possibilità" per un cessate il fuoco e "una roadmap per i colloqui di pace". Orban, tuona una terza fonte diplomatica, "ci sta trollando", le sue intenzioni "sono chiare a tutti i membri del Consiglio Ue ma potrebbero esserci conseguenze negative o confusione sul piano internazionale" e per questo "è importante mostrargli un cartellino giallo e dire che abbiamo capito i suoi giochetti e le sue cavolate". All'ordine del giorno, oltre alle comunicazioni di Budapest riguardo alle missioni di pace, ci sarà la mozione di Varsavia - sostenuta da 19 Paesi, tra cui risulta anche l'Italia - per una discussione "giuridica e politica" basata su due domande al servizio legale: "Qual è il ruolo della presidenza di turno nelle relazioni esterne dell'Ue a livello di capi di Stato e di governo e a quali condizioni può rappresentare l'Ue? E quali sono i suoi obblighi in base al principio di leale cooperazione sancito dall'articolo 4 dei Trattati?". In queste ore va per la maggiore l'analisi di un esperto del German Marshall Fund secondo cui servirebbero 20 Paesi con almeno il 65% della popolazione europea per togliere la presidenza all'Ungheria per darla alla Polonia. Dunque via i guanti, in stile blustellato. Non solo. Cipro, in un terzo punto, ha sollevato il tema della partecipazione di Orban al vertice dell'Organizzazione degli Stati turchi - certo, pure quella, benché passata un po' sotto i radar - dove si legittimano le posizioni di Ankara su Cipro del Nord. "Guardate, ha davvero unito tutti...", chiosa con una battuta uno dei diplomatici.
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