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Think tank europei: l'Ue a metà non plasmerà nuovo ordine mondiale

Lettera aperta sulle nomine: "Serve segnale chiaro nel decidere la prossima Commissione"

Think tank europei: l'Ue a metà non plasmerà nuovo ordine mondiale

Redazione Ansa

BRUXELLES - In una lettera aperta alle istituzioni Ue sei think-tank europei chiedono al Consiglio europeo e al Parlamento europeo di dare "un segnale chiaro nelle prossime decisioni che porteranno alla nomina della nuova Commissione". Le fondazioni italiane Astrid e Res Publica, con Centre for European Reform, Fondacion Alternativas, Les Gracques e Terra Nova sottolineano come una Ue "costruita a metà" non "avrà alcun ruolo" nel "nuovo ordine mondiale in divenire".

"Gli Stati Uniti e la Cina sono aree economiche e politiche, l'Ue non lo è ancora", affermano. Un terzo attore globale renderebbe il sistema internazionale più stabile. L'Ue dovrebbe sforzarsi di rilanciare il multilateralismo ed evitare la pura logica del potere nelle relazioni internazionali, che peggiorerebbe la situazione di tutti. Il Consiglio europeo e il Parlamento europeo devono riconoscere questo punto cruciale e agire di conseguenza".

Secondo i sei think-tank per attuare una agenda ambiziosa servirà riformare le regole decisionali dell'Ue "passando al voto a maggioranza nel Consiglio dell'Ue e alla codecisione da parte del Parlamento europeo. Questa riforma deve avvenire prima, e non dopo. "Il prossimo allargamento porterà l'Ue a 35 o più membri, ma secondo le regole esistenti, porterebbe alla paralisi decisionale".

Quanto all'agenda "ambiziosa", dovrebbe comprendere: una politica di sicurezza e difesa Ue con "sufficiente autonomia e visibilità"; una riforma del bilancio Ue "basata su una capacità fiscale centrale che fornisca beni pubblici europei nelle transizioni verde e digitale" finanziata da nuove risorse proprie; misure per mitigare l'impatto delle transizioni verde e digitale; un'applicazione credibile delle nuove regole fiscali; progressi verso mercati finanziari europei "integrati, ben regolamentati e profondi" con l'emissione di un asset sicuro europeo; e, infine, una politica industriale a sostegno della competitività evitando tentazioni protezionistiche.

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