(dell'inviato Michele Esposito)
(ANSA) - STRASBURGO, 18 LUG - Le braccia alzate in segno di
vittoria. Il lungo applauso dei partiti europeisti.
Ci sarà un primo e un dopo nei rapporti tra la Commissione e
l'Italia dopo il voto della plenaria. A Strasburgo, infatti,
Giorgia Meloni ha portato a compimento il suo strappo con lo
status quo comunitario, iniziato al Consiglio europeo di fine
giugno. A Bruxelles la premier aveva votato contro i successori
di Charles Michel e Josep Borrell, Antonio Costa e Kaja Kallas,
astenendosi su von der Leyen. In Alsazia Fratelli d'Italia ha
votato contro la presidente della Commissione, prima volta per
l'Italia per un partito che esprime il presidente del Consiglio.
Il sì dei Verdi, ha spiegato Carlo Fidanza, ha reso
"impossibile" il voto dei meloniani. In Aula, dopo il discorso
di von der Leyen, il co-presidente di Ecr Nicola Procaccini era
stati duro, ma non durissimo, sottolineando che la neopresidente
conterà sul sostegno di chi ha perso le elezioni. FdI è stata
l'unica delegazione italiana a non dichiarare la sua posizione,
se non a pochi minuti dal termine dello scrutinio. Ma il voto
contrario era nell'aria già dopo il colloquio telefonico di
qualche ore prima tra von der Leyen e Meloni. La presidente
aveva ribadito le sue linee guida. E chiarito che il Green Deal,
seppur in un'ottica diversa, resterà una stella polare.
I rapporti tra von der Leyen e Meloni, hanno osservato fonti
europee qualificate, non si chiuderanno per gli effetti della
scelta di FdI. Ma rispondendo ad una domanda sulla posizione
degli italiani di Ecr, la presidente della Commissione è stata
gelida: "Abbiamo lavorato per una maggioranza democratica. Il
risultato dimostra che l'approccio è stato giusto", sono state
le parole di von der Leyen, che ha invece pubblicamente
ringraziato i Verdi. Di fatto il gruppo dei Greens ha evitato
che i franchi tiratori - oltre cinquanta - affossassero l'ex
ministra tedesca creando un caos che in fondo nessuno voleva.
Von der Leyen ha vinto la sua partita al termine di una
trattativa impeccabile e paradossalmente grazie anche ad
elezioni europee che hanno indebolito l'asse franco-tedesco: a
Emmanuel Macron e Olaf Scholz non restava che appigliarsi a
Ursula per riguadagnare influenza rispetto alla cavalcata delle
destre.
A parte i cechi e i belgi, tutta Ecr ha votato contro von der
Leyen, così come i Patrioti e l'ultradestra di Europa delle
Nazioni sovrane. Anche The Left ha votato no ma per lei il
cordone sanitario non ci sarà. Forza Italia è stato l'unico
partito di governo in Italia che si è uniformato alla nuova
maggioranza Ursula. Il Pd ha di fatto azzerato i suoi franchi
tiratori, convinto dalle aperture nel programma ai temi del
sociale, all'emergenza abitativa e al dossier della transizione.
"Serve un'Europa forte, il destino dipende da noi", è stato
l'appello di von der Leyen all'Aula. Il termine Green Deal, di
fatto, sarà sostituito dal Clean Industrial Deal, con cui la
Commissione proverà a uniformare tutela delle imprese e
mantenimento della rotta ambientale. Difesa e Intelligenza
Artificiale saranno alcune delle altre priorità del von der
Leyen bis.
La sua conferma, celebrata da Volodymyr Zelensky, mantiene
l'Ue a fianco di Kiev e lontana da Pechino, nell'attesa che gli
Usa svelino, o meno, la loro anima trumpiana. E il principale
alleato di The Donald, Viktor Orban, non avrà vita facile. "La
sua a Mosca non è stata una missione di pace ma una missione di
appeasement", ha scandito von der Leyen. E' stata una delle
prime volte che ha attaccato frontalmente il premier ungherese.
E' forse anche questo è un segno che, nel suo bis, Ursula sarà
anche più forte. (ANSA).
>>>ANSA/ Von der Leyen bis alla Commissione, strappo di Meloni
401 sì, decisivi i Verdi. Fratelli d'Italia vota contro