(di Michele Esposito)
(ANSA) - BRUXELLES, 19 LUG - Divide et impera: la celebre
locuzione latina non potrebbe calzare meglio alla strategia di
Ursula von der Leyen per la composizione della nuova Commissione
europea. Superate le colonne d'Ercole della rielezione, la
presidente dell'esecutivo Ue non vuole ripetere gli errori del
quinquennio appena trascorso: uno su tutti, rimanere prigioniera
dei giochi di potere tra i big di Palazzo Berlaymont.
Accentrati dove? Sulla presidenza stessa.
C'è da dire che in mezzo alle trame nella Commissione spesso,
e volentieri, era coinvolta la stessa von der Leyen. Ma i 401 sì
con la quale è stata di nuovo incoronata regina d'Europa danno
all'ex ministra della Difesa un margine di manovra difficilmente
limitabile. A fronteggiarlo ci saranno innanzitutto i Paesi
membri. Perché è vero che un commissario rappresenta l'esecutivo
Ue e non lo Stato di origine, ma è anche vero che nella
geografia della Commissione il dove e come una capitale è
collocata conta molto. Come primo step, von der Leyen ha
annunciato una serie di nuove deleghe: alla Sburocratizzazione
(con il grado di vicepresidente), alla Difesa, al Mediterraneo,
all'Equità inter-generazionale, agli Alloggi, alla Pesca e agli
Oceani. Nomi altisonanti per spacchettare ulteriormente i poteri
di singoli commissari e, soprattutto, direzioni generali.
Von der Leyen punterebbe a non avere vice presidente
esecutivi. Che ci riesca è un altro discorso. Francia, Spagna e
Polonia sono Paesi con cui Ursula deve comunque fare i conti.
Breton ha già le mani sulla potentissima delega all'Industria e
alla Competitività. Teresa Ribera, paladina del Green Deal
iberico, punta al Clima e all'Energia e non può essere
ridimensionata, perché se von der Leyen è ancora a Palazzo
Berlaymont lo deve soprattutto ai Verdi. Parigi e Madrid (oltre
a Berlino, ovviamente) escono rafforzate dall'Ursula bis. La
Varsavia di Donald Tusk punta ad un portafoglio importante e
potrebbe contendersi con Lisbona l'Agricoltura. Sarà,
certamente, una Commissione a trazione Popolare. Sono 13 i
membri del Ppe, contro quattro Socialisti (Danimarca, Spagna,
Malta e Romania). Cinque se Nicolas Schmit, Spiztenkandidat di
S&D, otterrà la delega agli Alloggi sebbene il Lussemburgo sia
governato dal Ppe. I liberali, oltre a Kaja Kallas e Breton,
possono puntare su pochissimi big.
I Conservatori avranno due commissari, un italiano e un ceco.
Con una differenza: il partito di Petr Fiala ha votato a favore
di von der Leyen, Fratelli d'Italia contro. E' già in questo
dato la complessità della partita italiana. Nel 2019, con il M5s
che, con una svolta clamorosa, votò von der Leyen facendo
infuriare gli alleati della Lega, l'Italia ottenne il
commissario agli Affari Economici. Fu scelto Paolo Gentiloni,
perché nel frattempo il Conte 1 aveva fatto posto al governo
giallorosso. Una delega importante, quindi, ma senza
vicepresidenza. Cinque anni dopo all'Italia potrebbe andar
peggio. "Lavorerò il più possibile con chi mi ha sostenuto", ha
scandito von der Leyen. I rapporti con Giorgia Meloni non sono
compromessi ma nel Ppe c'è una nutritissima fronda che vuole
escludere l'Italia dalla stanza dei bottoni. E che non ha alcuna
intenzione di ascoltare più gli inviti di Forza Italia a
dialogare con Ecr.
E' difficile, comunque, che von der Leyen voglia assegnare a
Roma una delega palesemente punitiva. Più realisticamente,
l'Italia potrebbe puntare alla Sburocratizzazione o alla
Coesione, mentre il commissario al Mediterraneo sembra essere
destinato ad uno Stato membro più piccolo. C'è infine un altro
dato di cui tenere conto: al collegio dei commissari dovranno
sedere 13 donne e 13 uomini, più la presidente. Von der Leyen
vuole fare presto: entro la metà di agosto ogni capitale dovrà
mandare la coppia di candidati. L'obiettivo, per Ursula, è avere
la nuova Commissione ufficialmente in carica il primo novembre.
Prima delle elezioni americane e del possibile ritorno di Donald
Trump alla Casa Bianca. (ANSA).
>>>ANSA/ Ursula lavora alla nuova Commissione e vuole più poteri
Sburocratizzazione o Coesione le ipotesi per l'Italia