(di Michele Esposito)
(ANSA) - BRUXELLES, 21 LUG - Una missione non scontata con un
obiettivo, innanzitutto: creare le condizioni per un primo
disgelo tra Roma e Bruxelles. Il presidente del Consiglio
europeo in pectore, Antonio Costa vola in Italia all'indomani
della conferma di Ursula von der Leyen alla testa della
Commissione e, soprattutto, del "no" dei meloniani.
Costa è noto per il suo atteggiamento inclusivo e per essere
un politico dalle posizioni ferme ma sempre all'insegna del
dialogo. La missione in Italia - prima tappa di un tour europeo
che prevede l'ex premier lusitano - è quindi un segno ulteriore
del modus operandi che Costa potrebbe avere quando, dal prossimo
dicembre, dirigerà il Consiglio europeo. I temi sul tavolo
dell'incontro con Meloni saranno diversi ma su un punto l'ex
premier è stato già chiaro nei giorni scorsi: nonostante il voto
contrario, da parte sua c'è tutta la volontà di collaborare con
Roma. Certo, la posizione dell'Italia non può che aver seminato
delusione nei vertici di Bruxelles. Basti pensare che perfino la
Budapest di Viktor Orban, nel suo complesso, si è collocata su
un piano meno estremo, visto che l'Ungheria ha votato a favore
di Costa e si è astenuta sull'Alto Rappresentante Ue per la
Politica Estera Kaja Kallas. E poi c'è da tener conto
dell'origine politica: Costa è uno dei più importanti leader del
socialismo europeo e su diversi dossier, da premier, ha avuto
posizioni radicalmente diverse rispetto all'Italia. Ad unire il
presidente del Consiglio europeo e Meloni ci sarà invece il
sostegno all'Ucraina. Ma sul tavolo ci saranno anche il tema
della competitività e dell'industria europea della difesa, due
dossier che finiranno al centro dei summit Ue del prossimo
autunno.
Per Meloni l'incontro sarà un'occasione per allontanare il
rischio isolamento di un governo che, di fatto, ha votato contro
alle tre massime cariche comunitarie. Nelle prossime settimane
la premier tornerà a parlare anche con von der Leyen, in vista
dell'indicazione dei due profili - un uomo e una donna - per il
ruolo di commissario. Meloni è convinta che il voto di Fdi non
abbia tagliato le gambe al negoziato per una delega di peso. E'
davvero difficile, tuttavia, che l'Italia abbia una vice
presidenza esecutiva. Il commissario al Bilancio e al Pnrr resta
forse l'obiettivo massimo a cui può aspirare il governo, senza
disdegnare il portafoglio della Coesione o della
Sburocratizzazione come alternative.
Meloni "non si è trovata d'accordo sul programma, ma ha ampio
margine per trattare sui ruoli in commissione e ha noi, nel Ppe,
che rappresentiamo la seconda forza del governo", ha spiegato
Antonio Tajani. Il ministro degli Esteri, tuttavia, ha davanti a
sé una strada in salita: nei Popolari c'è chi, dopo il voto
all'Eurocamera, vorrebbe spingere ai margini Meloni nel segno di
una maggioranza a trazione europeista e impermeabile alle
influenze dei partiti sovranisti. (ANSA).
>ANSA-FOCUS/ Costa in visita a Roma, prove di disgelo con Meloni
La carta del dialogo con l'unico Paese che gli ha votato contro