Ursula von der Leyen torna al lavoro - sebbene in modalità soft - e sul tavolo si trova la prima grana: le capitali non stanno rispettando la sua richiesta di presentare due candidati alla carica di commissario, un uomo e una donna. Il tempo ormai scarseggia (la scadenza per le candidature è fissata a fine agosto), tant'è vero che la presidente della Commissione Europea "a breve" inizierà i bilaterali con gli aspiranti ministri blustellati.
Lunedì scorso von der Leyen ha accolto a Bruxelles il premier ceco Peter Fiala, il giorno successivo si è recata a Dresda per l'inaugurazione di una fabbrica di semiconduttori della taiwanese Tsmc - una joint venture con partner europei - reclamando così il successo del suo Chip Act. "La prossima Commissione sarà una Commissione per gli investimenti", ha dichiarato in pompa magna. Saraà poi il turno di Marcel Ciolacu, premier della Romania, sempre in visita a Bruxelles. Il suo staff però ha la bocca cucita sul calendario degli incontri con gli aspiranti commissari ed è avarissimo di commenti sul fallimento, per ora, della strategia uomo-donna nella composizione del prossimo esecutivo comunitario. I Trattati, d'altra parte, non contemplano l'opzione binaria e assegnano alle capitali il compito di designare il candidato.
L'Austria ha presentato il ministro delle Finanze Magnus Brunner; la Croazia Dubravka Šuica, attuale commissaria per la democrazia e la demografia; Cipro Costas Kadis, Rettore ad interim della Scuola di Scienze della Salute dell'Università Frederick (con un ampio passato in politica); la Repubblica Ceca il ministro dell'Industria e del Commercio Jozef Síkela; la Finlandia l'eurodeputata Henna Virkkunen; la Francia Thierry Breton, già commissario per il Mercato interno e i Servizi; la Grecia Apostolos Tzitzikostas, governatore della Macedonia Centrale; l'Ungheria Olivér Várhelyi, commissario in carica per il vicinato e l'allargamento (già in odore di bocciatura a Strasburgo); l'Irlanda il ministro delle Finanze Michael McGrath; la Lettonia l'eterno Valdis Dombrovskis, vicepresidente uscente dell'esecutivo Ue e già commissario all'economia; la Lituania l'ex premier Andrius Kubilius; Malta Glenn Micallef, capo di gabinetto del premier; l'Olanda Wopke Hoekstra, commissario per il Clima; la Polonia Piotr Serafin, ambasciatore presso l'Ue; la Slovacchia Maroš Šefčovič, già tra le fila della commissione uscente; la Slovenia Tomaž Vesel, avvocato ed ex presidente della Corte dei conti; la Spagna la vice premier Teresa Ribera; la Svezia la ministra per gli Affari Europei Jessika Roswall.
I Paesi che devono ancora scoprire ufficialmente le carte sono dunque Belgio, Bulgaria, Danimarca, Italia, Lussemburgo, Portogallo e Romania. Fuori sacco, l'Estonia: l'ex premier Kaja Kallas è destinata ad assumere la carica apicale di alto rappresentante e vicepresidente della Commissione. Ma il vero sudoku, come sempre complesso e delicato, sarà nell'assegnazione dei dicasteri e delle deleghe, con i grandi Paesi che sgomitano per le caselle di pregio e le vicepresidenze esecutive. Il lavoro deve concludersi entro fine settembre, quando dovrebbero iniziare le audizioni a Strasburgo
Partito il conto alla rovescia per la nuova Commissione Europea
Per von der Leyen rebus commissari (poche donne) e deleghe d'oro