(di Valentina Brini)
(ANSA) - BRUXELLES, 12 SET - Il debito comune come uno stato
di necessità. Mario Draghi è tornato a parlare del futuro
dell'Europa e, ospite del 'Tempo delle donne' del Corriere della
Sera, il suo richiamo è risuonato ancora una volta fermo.
Una risposta chiara alle critiche dei falchi del Nord Europa -
prima su tutti Berlino - saliti sulle barricate contro gli
eurobond delineati dall'ex numero uno dell'Eurotower nel suo
report sulla competitività. Il domani del continente però non è
soltanto una questione di investimenti, ma anche di chi ne farà
parte: per spingere la crescita, serve il contributo essenziale
delle donne, ha sollecitato l'ex premier. Per le quali l'Italia
per prima è chiamata a "insistere" e promuovere quelle
condizioni di parità sancite nella Costituzione, a partire dal
welfare.
Accolto dall'applauso della Triennale di Milano, l'ex premier
ha dedicato una parentesi al suo lavoro di 400 pagine appena
presentato a Bruxelles. Le simulazioni fatte con il sostegno di
Commissione europea, Bce e Fmi mostrano la via: il debito comune
serve a sostenere le "cifre gigantesche" da mobilitare affinché
l'Europa non passi il resto della sua esistenza ridotta in
"servitù" nella corsa con le grandi potenze mondiali. "L'Europa
vuole essere padrona del proprio destino o no?", è stata la
domanda che l'ex presidente della Bce ha ripetuto rivolgendosi
alla platea dove ad ascoltarlo erano presenti anche il sindaco
di Milano, Giuseppe Sala, il presidente di Cdp, Giovanni Gorno
Tempini, e Vittorio Colao. L'azione europea dovrebbe nascere da
una "visione comune" che, ha ammesso, è difficile da
rintracciare davanti alla situazione "abbastanza scoraggiante"
dei "vari governi in Europa, tutti molto deboli". I Ventisette
possono però proseguire avvalendosi della "cooperazione
rafforzata" a scapito della prigione dell'unanimità. Tutte
indicazioni che, è tornato a sollecitare il commissario Ue per
l'Economia, Paolo Gentiloni, dovranno servire da "bussola" alla
nuova squadra di Ursula von der Leyen.
Un'Europa padrona del suo destino, libera e indipendente - è
stato il monito di Draghi - deve offrire le stesse prerogative
anche alle donne. L'Italia è "ultima per occupazione femminile e
fecondità, ma la Costituzione tutela la parità", ha sottolineato
l'ex premier, attaccando senza sconti chi paga di meno le donne
e, così facendo, va contro la Carta al pari di chi pronuncia una
frase "insopportabile" come "va in maternità". Le pari
opportunità, ha evidenziato l'ex governatore, non si creano "per
decreto" o tramite imposizioni formali come le quote rosa o la
scelta di usare il femminile per le cariche istituzionali o
professionali ("sono le donne a decidere come vogliono essere
chiamate"), bensì "costruendo un ambiente propizio". Un contesto
che nei Paesi del Nord è più semplice ritrovare grazie a "un
sistema di welfare forte e allo stesso tempo una natalità
maggiore". Su questo fronte l'Italia è chiamata ad agire
puntando su tre elementi "chiave": gli aiuti domestici, gli
asili nido che "in alcune parti del Paese non ci sono proprio" e
la scuola che, senza il tempo pieno, "non è di aiuto". Da questa
via passa, nella visione di Draghi, un vero cambiamento
culturale che abbia per protagoniste anche le più giovani. A
loro, il suo consiglio finale: "Dire subito ciò che non va.
Parlare per farsi sentire, proporsi, affermarsi, senza tenere le
cose dentro". (ANSA).
>>>ANSA/Draghi insiste sul debito comune,'è necessario all'Ue'
Richiamo sulle donne: 'chi le paga meno viola la Costituzione'