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Cedu condanna la Spagna per trasfusione a una testimone di Geova

Difetti in procedura di decisione conducono a violazione diritti

Cedu condanna la Spagna per trasfusione a una testimone di Geova

Redazione Ansa

STRASBURGO - "Le omissioni che hanno portato alla trasfusione di sangue ad una testimone di Geova contro la sua volontà hanno violato il suo diritto all'autonomia". L'ha stabilito la Corte europea dei diritti umani in una sentenza definitiva in cui ha condannato la Spagna per aver violato il diritto al rispetto della vita privata connesso a quello della libertà di religione di una donna, perché nel processo di decisione sulla trasfusione di sangue non è stata tenuta in conto la sua assoluta opposizione a questo tipo d'intervento espressa più volte per iscritto e oralmente. I giudici hanno fissato in 12mila euro l'ammontare che la Spagna deve pagare alla donna per danni morali, a cui si aggiungono altri 14mila per le spese legali.
    I fatti risalgono a metà del 2018, quando Rosa Edelmira Pindo Mulla è stata ricoverata per una grave emorragia interna. La donna aveva già redatto un testamento biologico e una procura duratura in cui esprimeva il suo rifiuto di sottoporsi a trasfusioni di sangue di qualsiasi tipo in qualsiasi situazione, anche se la sua vita fosse in pericolo. Ma quando i medici, visto il suo stato critico, si sono rivolti a un giudice per stabilire cosa fare, questa informazione essenziale è stata omessa. Il togato è stato informato solo del fatto che si trattava di una testimone di Geova contraria a qualsiasi trasfusione. Il giudice, sentiti gli esperti, ha dato il via libera all'intervento, senza che la donna fosse informata nonostante fosse pienamente cosciente quando è stata portata in sala operatoria.
    La corte sottolinea che, quando uno Stato decide di istituire un sistema di direttive mediche anticipate su cui i pazienti fanno affidamento, è importante che il sistema funzioni in modo efficace. Infine la Cedu chiama in causa i tribunali nazionali che dice non hanno tenuto conto né delle mancate informazioni date al giudice, né della capacità decisionale di Rosa Edelmira Pindo Mulla, quando sono stati chiamati a esaminare il caso, e hanno deciso a sfavore della donna.
   

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