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Quasi metà dei Paesi nel mondo in recessione democratica

In Italia tentativi del governo di esercitare pressioni su media

Quasi metà dei Paesi nel mondo in recessione democratica

Redazione Ansa

BRUXELLES- "Nel 2023 la democrazia ha continuato il suo recente declino e sono emerse sfide notevoli per quanto riguarda la rappresentanza e i diritti": complessivamente, negli ultimi cinque anni quasi la metà (47%) dei paesi ha registrato un calo degli indicatori democratici. È quanto emerge dalla relazione 2024 sullo Stato globale della democrazia pubblicata dall'Istituto internazionale per la democrazia e l'assistenza democratica (International Idea).
    Si tratta, si spiega nel rapporto, dell'ottavo anno consecutivo caratterizzato da una recessione democratica globale. Le sfide alla democrazia sono presenti in ogni parte del mondo e ad ogni livello di performance democratica. Il 2023 ha visto il peggior declino nell'indicatore della credibilità delle elezioni e nel controllo parlamentare, dovuto a intimidazioni governative, interferenze straniere, disinformazione e uso improprio dell'intelligenza artificiale nelle campagne elettorali.
    Anche il modo in cui le persone si impegnano nei processi elettorali è cambiato negli ultimi decenni: l'affluenza alle urne è diminuita dal 65,2% nel 2008 al 55,5% nel 2023, mentre l'incidenza delle proteste e delle rivolte è aumentata. Tra il 2020 e il 2024, in quasi una elezione su cinque, un candidato o un partito sconfitto ha rifiutato il risultato elettorale e quasi allo stesso ritmo, le elezioni vengono decise da ricorsi in tribunale.
    In questo ampio contesto di declino, tuttavia, molte elezioni, come quelle in Polonia, hanno "mantenuto la loro promessa intrinseca di garantire il controllo dei cittadini sui decisori e sulle decisioni del governo" rimanendo "una pietra miliare della democrazia nonostante le sfide attuali".
    L'Europa ha registrato "diffusi cali" negli aspetti democratici come lo stato di diritto e le libertà civili, sebbene l'Europa centrale abbia registrato alcuni progressi, in particolare in Montenegro e Lettonia. Quanto all'Italia, citata insieme alla Slovacchia, il rapporto menziona i "tentativi da parte dell'esecutivo di esercitare pressioni sui media".
   

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