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La Corte dei Conti Ue boccia il Fondo Fiduciario per l'Africa

Troppo vasto, risultati sopravvalutati, superficiale sui diritti umani

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Redazione Ansa

La Corte dei Conti europea - nel suo secondo secondo rapporto sul Fondo Fiduciario per l'Africa, creato dalla Commissione nel 2015 per "contribuire a una migliore gestione dei flussi migratori" - sostanzialmente boccia l'operato dell'esecutivo Ue, individuando profondi carenze nel programma. Benché "flessibile" e capace di generare "molti dati utili sulle cause della migrazione", il Fondo (Eutf in inglese) "non è abbastanza focalizzato sulle priorità" e "a causa di un sistema di monitoraggio impreciso i risultati presentati sono sopravvalutati". Infine i "rischi di violazioni dei diritti umani non sono affrontati con attenzione".

"Un sostegno frammentato e poco attento alle priorità strategiche non riesce a produrre un vero impatto", ha dichiarato Bettina Jakobsen, membro della Corte dei Conti europea responsabile della relazione. "Sebbene il Fondo abbia contribuito a mantenere la migrazione in cima all'agenda politica e dello sviluppo, dobbiamo ribadire le nostre critiche, in quanto poco è cambiato dall'ultimo rapporto", ha notato. Il Fondo si concentra sulla situazione di crisi in tre regioni africane: il Sahel e lago Ciad, il Corno d'Africa e l'Africa settentrionale; promuove la stabilità e la migliore gestione dei flussi migratori, e affronta al tempo stesso le cause profonde della destabilizzazione, degli sfollamenti forzati e della migrazione irregolare in 27 paesi. Alla fine del 2023, il fondo aveva versato 4 508 milioni di euro su una dotazione di 5 miliardi di euro.

Una massa finanziaria definita dalla corte "ingente" e dunque meritevole del suo scrutinio. Ebbene. In generale, al momento "non ci sono ancora dati sufficienti per stabilire se i progetti abbiano contribuito ad affrontare le cause profonde dell'instabilità, della migrazione irregolare e degli sfollamenti". Inoltre i progetti, sebbene realizzati (e non è sempre così, perché gli ispettori hanno verificato che in alcuni casi benché segnati come conclusi sul terreno erano ancora in alto mare) non sembrano essere molto in linea con gli obiettivi del programma. Un esempio. "Un documento d'azione mirava alla creazione di una stazione radio nella regione del Sahel per promuovere l'espressione giovanile: di fatto, la nuova stazione trasmette principalmente musica", nota la relazione. "Il documento è stato approvato perché in linea con l'obiettivo strategico del 'miglioramento della governance e prevenzione dei conflitti', tuttavia è difficile stabilire un collegamento con i criteri di priorità" quali il "rimpatrio e la reintegrazione" o la "gestione dei rifugiati".

Stessa cosa per quanto riguarda "il rifacimento del lungomare di Bengasi" o "la ristrutturazione del teatro romano di Sabratha". Ancora. Serie deficienze sono state riscontrate anche sul fronte della protezione dei diritti umani, nonostante l'attuazione, ad esempio, dello strumento di monitoraggio dei partner terzi del programma libico. Nella filiera della messa a terra dei progetti "non esistono procedure formali per la segnalazione e la valutazione di presunte violazioni dei diritti umani", nota il rapporto. "Dieci agenti coinvolti nei programmi, intervistati in via confidenziale, hanno dichiarato di aver segnalato ad altri colleghi violazioni dei diritti umani: tuttavia, la Commissione, a livello centrale, ha registrato una sola denuncia".

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