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Stretta Ue sui rimpatri: "Servono nuove soluzioni"

Le idee circolano al momento a livello di esperti. Ma i leader potrebbero discuterne

Stretta Ue sui rimpatri: "Servono nuove soluzioni"

Redazione Ansa

BRUXELLES - L'espressione che inizia a dominare il dibattito nell'Ue sulla migrazione è "soluzioni innovative". I ministri dell'Interno dei 27, riuniti in Lussemburgo per il Consiglio formale sotto egida ungherese, hanno affrontato una prima discussione sul tema, dopo che lo scorso maggio 15 Paesi, tra cui l'Italia, avevano invitato ad esplorare meccanismi "fuori dagli schemi", comprese varie forme di esternalizzazione. Ebbene da allora il vento è cambiato - soffia più a destra, diciamo - e diverse capitali, tra cui Parigi e Berlino, ora sono più disponibili del passato a pensare in moro creativo.

"Non bisogna scartare nessuna ipotesi a priori" purché "in linea col diritto internazionale", ha dichiarato ad esempio il francese Bruno Retailleau in mattinata. Una delle ipotesi che è stata ventilata è quella dei "centri di rimpatrio" in Paesi terzi, magari nei Balcani, sulla falsa riga dell'accordo Italia-Albania, citato apertamente dallo svedese Johan Forssell. I lavori alla struttura di Gjader, peraltro, si sono appena conclusi - un centro per il trattenimento di richiedenti asilo (880 posti), un Cpr (144 posti) ed un penitenziario (20 posti) - e nel giro di una settimana, al termine dei collaudi, si apriranno i battenti.

"Sulle soluzioni innovative per combattere la migrazione irregolare - ha sottolineato Forssell - è arrivato il momento di passare dalle discussioni alle proposte concrete per capire se si possono mettere in pratica o no". Ma è esattamente il punto in cui, al momento, i 27 si arenano. "Più che altro siamo alle idee fatte circolare al livello di esperti", nota una fonte diplomatica. La questione potrebbe essere affrontata dai leader al vertice Ue della prossima settimana - dove ci si aspetta uno scambio "franco" - e, più nel dettaglio, al prossimo Consiglio Interni di dicembre. "Non è una proposta della Commissione, non è una proposta formale da parte di nessuno: c'è semmai una discussione su come aumentare i rimpatri ed è importante averla", ha tagliato corto la Commissaria agli Interni Ylva Johansson.

Ecco, il tema dei rimpatri (al netto delle soluzioni creative) è il vero tema che sta prendendo quota. In particolare attraverso la revisione della direttiva del 2008, maturata in un mondo "radicalmente diverso". Su questo c'è consenso e non a caso, settimana scorsa, Olanda e Austria hanno fatto circolare un non-paper, sostenuto anche da Francia e Germania. "Gli Stati membri e gli Stati partner - si legge tra le priorità indicate nel documento - devono essere autorizzati a effettuare rimpatri effettivi dei migranti in posizione irregolare nel pieno rispetto dei diritti fondamentali e il nuovo quadro legislativo dovrebbe rendere superflua un'interpretazione estensiva da parte della Corte di Giustizia Ue". In pratica, le procedure devono essere semplificate e uniformate così da avere un approccio unico europeo. E più rapido, specialmente quando si tratta di individui che vengono giudicati "un rischio per la sicurezza". "Voglio essere chiaro: i cattivi non possono stare da noi, devono essere rimpatriati", ha stigmatizzato il ministro dell'Interno ungherese Sandor Pinter.

Nel pranzo di lavoro sui rimpatri - a quanto si apprende - la presidenza si è impegnata poi ad avviare "da subito" un dibattito operativo a livello tecnico, raccogliendo l'ampio favore di quasi tutti gli Stati membri che sono intervenuti esprimendosi a favore dell'avvio di un lavoro in Consiglio dedicato alle "soluzioni innovative" e in particolare alla possibile realizzazione di "centri di rimpatrio" in Paesi terzi.

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