BRUXELLES - La Commissione europea torna sull'intesa Italia-Albania dopo che la sentenza del Tribunale di Roma - basata a sua volta su un pronunciamento della Corte di Giustizia Ue - ha costretto il governo di Roma a intervenire. "Siamo a conoscenza della situazione e siamo in contatto con le autorità italiane", ha dichiarato una portavoce dell'esecutivo Ue ricordando che le misure applicate nelle strutture albanesi "devono essere pienamente conformi con il diritto comunitario e non devono indebolirlo". A Bruxelles confermano che il nodo della questione è il concetto di "Paese sicuro" dove i migranti possano essere rimpatriati se non hanno diritto all'asilo e che, al momento, esistono solo "liste nazionali", stilate da ogni capitale dei 27.
L'idea, però, è quella di avere un elenco approvato a livello comunitario e la Commissione conferma che ci "lavorerà" nel quadro dell'attuazione del nuovo Patto sulla migrazione e della direttiva sui rimpatri prossima ventura, che sarà rivista così come chiesto dai leader al Consiglio Europeo della settimana passata. La percentuale di chi rientra nel suo Paese di origine, volontariamente o forzatamente, è infatti ancora troppo bassa (circa il 20% delle ordinanze) e l'esecutivo blustellato ha varato negli ultimi anni diverse misure per migliorare i numeri, nel quadro però della legislazione attuale. Il dettaglio è cruciale. L'intenzione, infatti, è di rivedere in parte le norme attuali, probabilmente in senso ristrettivo, così da permettere ai 27 un giro di vite sui rimpatri, soprattutto nei confronti di chi ha commesso crimini o viene giudicato un pericolo per la sicurezza (è quanto hanno chiesto alla vigilia del Vertice Ue 17 Paesi europei, tra cui Germania, Francia e Italia).
Come sempre, però, il dibattito sulla migrazione accende gli animi e incendia lo scontro politico. La richiesta - presentata dal gruppo dei Verdi e sostenuta da Liberali, Socialisti e Sinistre Ue - di aggiungere al calendario della Plenaria dell'Eurocamera un dibattito sulle "conseguenze della sentenza del tribunale di Roma in merito all'accordo tra Italia e Albania" è stata respinta grazie all'asse tra il Ppe, i conservatori di Ecr, i Patrioti ed il gruppo dei sovranisti di Esn. Ma i Popolari fanno parte della maggioranza europeista che ha portato alla riconferma di Ursula von der Leyen - i commissari designati devono ancora passare le forche Caudine del Parlamento - e questa strategia dei due forni, quando si tratta di migrazione, potrebbe creare malumori tra i partner della coalizione. Insomma, il vento è cambiato a Bruxelles ma sino ad un certo punto. Il diritto, ad esempio, resta il diritto. E la sentenza di Roma-Lussemburgo potrebbe avere un impatto pure sulle soluzioni innovative al momento allo studio, come gli hub per i rimpatri. "La discussione è appena iniziata, ci sono vari modelli e diverse posizioni sulla legalità e la fattibilità, dunque è difficile dire quale correlazione ci sarà", precisano alla Commissione. "Ma è chiaro che prenderemo in considerazione tutti gli elementi presenti sul tavolo nel quadro della riflessione sugli hub".
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