(di Michele Esposito)
(ANSA) - BRUXELLES, 04 NOV - La salva di domande, il timore
di inciampare in qualche gaffe, ma anche la sensazione che la
partita, alla fine, si risolva in un gigantesco patto di non
belligeranza. Dopo giorni di attesa, all'Eurocamera hanno avuto
inizio le audizioni dei 26 candidati commissari del futuro
esecutivo a guida Ursula von der Leyen.
E' infatti sul meccanismo di voto che si basa il delicato
equilibrio tra le forze in campo. Il candidato passa se a
promuoverlo sono almeno i 2/3 dei membri della (o delle)
commissione parlamentare competente. A votare fisicamente,
almeno per i primi due scrutini, non sono i singoli eurodeputati
bensì i coordinatori di ciascun gruppo rappresentato all'interno
della commissione titolare della votazione. Con una conseguenza:
in buona parte dei casi, affinché un commissario designato passi
l'esame, la maggioranza Ursula non basta. Se a Fitto venisse a
mancare l'appoggio dei Socialisti, ad esempio, la rappresaglia
sulla spagnola Teresa Ribera sarebbe automatica. E, in questo
caso, non verrebbe solo dai Conservatori ma dallo stesso Ppe.
Tutto ciò non vuol dire che i giochi siano chiusi. I Liberali,
in una lettera indirizzata a von der Leyen, hanno avvertito nei
giorni scorsi che nessun tradimento della maggioranza europeista
sarà tollerato. I Verdi hanno sottolineato che le loro riserve
si concentrano su Fitto e sull'ungherese Oliver Varhelyi. I
Socialisti da settimane denunciano una strategia dei due forni
che avrebbe messo in campo il leader del Ppe Manfred Weber, con
l'obiettivo di fare asse con i sovranisti (Patrioti in primis)
quando serve.
Per tutti e tre i gruppi i margini di manovra sono tuttavia
stretti. Il Ppe, pur ribadendo loro che la stella polare resta e
resterà la maggioranza Ursula, non ha nascosto un dato: a
vincere le elezioni sono stati i Popolari e l'obiettivo, per il
gruppo di centrodestra, è portare avanti quanto promesso agli
elettori. Su Fitto, inoltre, la trincea di Weber è ferrea: il
suo profilo è ritenuto competente e affidabile, il ruolo di vice
presidente esecutivo premia una Paese fondatore come l'Italia e
non è negoziabile. D'altro canto il Ppe ha scelto per ora di
tendere la mano ai Socialisti, adottando la linea soft su uno
dei candidati considerati più deboli, il socialista maltese
Micallef. Il più giovane dei commissari designati è passato
senza patemi (con il sostegno anche di The Left) assieme a
Sefcovic, che aveva dalla sua comunque il profilo dell'uscente.
Agli esami dei due hanno fatto seguito quello del lussemburghese
Christophe Hansen (futuro commissario all'Agricoltura) e del
greco Apostolos Tzitzikostas (con delega ai Trasporti) entrambi
popolari.
Gli eurodeputati hanno giocato di fioretto in attesa dei
prossimi esaminandi. Già martedì, con i candidati a energia,
ambiente e migrazione (rispettivamente Dan Jorgensen, Jessica
Roswall e Magnus Brunner) sulla graticola, l'esito dell'esame
sarà meno scontato. (ANSA).
>>>ANSA/Al via gli esami dei commissari Ue, il Ppe blinda Fitto
Esami tra minacce e realpolitik. Passano Sefcovic e Micallef