Rubriche

Corte Ue, valida Direttiva su favoreggiamento immigrazione (2)

Redazione Ansa

(ANSA) - BRUXELLES, 07 NOV - L'imputata è una donna di origine congolese che è entrata nel territorio italiano nel 2019 accompagnata da due minori, sua figlia e sua nipote, utilizzando passaporti falsi. La donna ha dichiarato di essere fuggita dal Congo perché aveva ricevuto minacce dall'ex compagno e ha portato con sé le due minori perché temeva per la loro integrità fisica. Il tribunale italiano chiede allora alla Corte di giustizia se la Direttiva in materia di favoreggiamento dell'immigrazione illegale - la 2002/90 del 28 novembre 2002 - sia compatibile con la Carta dei Diritti fondamentali. "In particolare - nota la Corte - il giudice di rinvio ha dei dubbi sul fatto che la direttiva non preveda l'assistenza umanitaria come giustificazione per rendere non punibile il reato di favoreggiamento".
    Secondo l'avvocato generale, data per assodata la validità della Direttiva, "spetta agli Stati membri definire, a seconda dei rispettivi criteri relativi al sorgere della responsabilità, in che misura una persona possa beneficiare, alla luce delle circostanze del caso di specie, di un esonero da responsabilità penale o di un motivo di esenzione o di riduzione della pena".
    In terzo luogo, l'avvocato generale Richard de la Tour espone che l'incriminazione del favoreggiamento dell'immigrazione irregolare "non è contraria al principio di proporzionalità" sancito all'articolo 49, paragrafo 3, della carta dei diritti fondamentali. Detto questo, ritiene anche che "il giudice nazionale deve poter differenziare l'incriminazione di una persona che ha agito per scopi umanitari o per necessità da quella di una persona mossa esclusivamente dall'intenzione dolosa di commettere l'atto precisamente vietato dalla legge a scopo di lucro".
    Le conclusioni dell'avvocato generale non vincolano però la Corte di giustizia. Il compito dell'avvocato generale consiste nel proporre alla Corte, in piena indipendenza, una soluzione giuridica nella causa per la quale è stato designato. I giudici della Corte cominciano solo dopo a deliberare e la sentenza sarà pronunciata in una data successiva. (ANSA).
   

Leggi l'articolo completo su ANSA.it