BUDAPEST - "L'Ungheria è come l'Italia. Siamo in una trappola giudiziaria.
Fonti ufficiali non hanno confermato che Meloni, a quel tavolo, abbia raccontato delle ultime vicende che, sul caso dei migranti in Albania, hanno visto governo e magistratura ai ferri corti. Ci ha pensato Orban a parlare. "Noi abbiamo una Costituzione e abbiamo alcune leggi basate sulla Costituzione in materia di immigrazione. Allo stesso tempo, siamo stati ripresi dalla Commissione e dalla Corte Ue. Hanno deciso che quello che stiamo facendo non va bene e quindi dobbiamo pagare e dobbiamo cambiare le leggi", ha sottolineato il premier magiaro. Raccontando una storia magiara ma anche italiana. L'uragano Trump, nel duplice vertice di Budapest, ha gettato un'ombra sul vulcanico tema della migrazione. A dicembre, al Consiglio europeo formale di Bruxelles, se ne riparlerà eccome. La Commissione, finora, ha mostrato più di un'apertura ai rimpatri su modello italiano. Ma, fino a che Bruxelles non partorirà una nuova direttiva - a giungo 2025, secondo le previsione - a valere saranno le regole europee del 2013. Che lasciano alla stretta securitaria poco margine di azione. Al momento, a Bruxelles si naviga a vista. L'impressione è che, con Trump alla Casa Bianca, Ursula von der Leyen voglia dare priorità ad altri dossier. Ma la spinta sovranista si fa sentire. E Meloni, che von der Leyen ha scelto come interlocutrice privilegiata nel mondo della destra europea, non tarderà a tornare alla carica. Trovando, tuttavia, Francia e Germania su lidi diversi. E la crisi del governo tedesco e l'effetto domino del ritorno di Trump potrebbero non facilitare convergenze.
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