(di Valentina Brini)
(ANSA) - BRUXELLES, 20 NOV - Ursula von der Leyen è a un solo
passo dalla vittoria. Il fuoco incrociato sulla sua nuova
Commissione 2.
Le ultime schermaglie - sopraggiunte in serata e che hanno
portato alla sospensione della valutazione delle commissioni
parlamentari competenti dei candidati italiano e spagnola -
sono tutte sulla clausola voluta dal Ppe per costringere Ribera
alle dimissioni in caso di accuse formali della giustizia
iberica sulla gestione delle alluvioni in patria. Un blitz che
ha portato i socialisti a sospendere d'urgenza il via libera a
Fitto. Contrari in ogni caso all'alleanza invece i Verdi, che a
luglio erano stati decisivi per consegnare l'Europa di nuovo
nelle mani della tedesca.
L'intesa politica sarà formalizzata, salvo nuovi colpi di
scena, alla plenaria del Parlamento europeo il 27 novembre con
uno scrutinio palese che, a fronte della probabile defezione dei
Greens, questa volta dovrebbe contare anche sui voti di Fratelli
d'Italia e di qualche altra delegazione dei conservatori di Ecr.
In attesa dell'annuncio della fumata bianca tra i
coordinatori di tutti i gruppi dell'Eurocamera, l'annuncio del
sofferto patto di coalizione targato Ppe, S&D e Renew si è
diffuso intorno alle 17.30 tra le aule del Parlamento europeo.
Un testo in nove punti per non lasciare l'Europa fare harakiri
davanti agli equilibri geopolitici destinati a cambiare con il
ritorno di Donald Trump oltreoceano. Il richiamo alla
responsabilità ha fatto avvicinare le posizioni su Fitto e
Ribera, per giorni protagonisti di una corsa allo specchio:
dalle audizioni del 12 novembre (il ministro italiano in
apertura, la vicepremier spagnola in chiusura) passando per le
resistenze dei socialisti sull'esponente di FdI e gli strali dei
popolari nei confronti della madrina del Green Deal iberico.
A inizio giornata a Bruxelles gli occhi erano tutti rivolti
al parlamento di Madrid, teatro dell'audizione della verità per
Ribera. Accusata dal Partido popular di essere "una ministra in
fuga", la vicepremier si è difesa strenuamente, assicurando di
aver lavorato "dal primo minuto per risolvere i bisogni e le
urgenze" e rispendendo le accuse di malagestione al mittente.
Poi un messaggio sul futuro: "La risposta al cambiamento
climatico non è fanatismo". Argomentazioni che hanno irritato
ancora di più gli oppositori di centrodestra, portando l'intera
famiglia popolare all'ultimo avvertimento: se Ribera finirà
sotto indagine, dovrà lasciare la sua poltrona a Palazzo
Berlyamont. La formulazione della clausola ha suscitato però
dubbi di carattere legale che in serata tenevano ancora sotto
scacco il voto. Speculari fino all'ultimo le riserve su Fitto
tra i socialisti di Iratxe Garcia Perez, alimentate dalla
contrarietà delle delegazioni francese, tedesca e olandese.
I contatti tra i capogruppo Weber, Garcia Perez e, per i
liberali, Valérie Hayer, si sono susseguiti per tutta la
giornata. Molteplici i faccia a faccia, fino a un compromesso
che non traccia linee rosse, ma si limita a riaffermare la
collaborazione tra tutte le famiglie politiche "pro-Ue,
pro-stato di diritto e pro-Ucraina". Un adagio diventato mantra
per von der Leyen sin dalla campagna elettorale. Nessun cambio
di portafoglio, né tantomeno di grado per Fitto e Ribera:
l'unico depotenziato è il fedelissimo di Viktor Orban, Oliver
Varhelyi, che dal suo portafoglio alla Salute e al Benessere
animale vedrà scomparire i distintivi su diritti riproduttivi,
salute mentale, gestione delle pandemie e resistenza
antimicrobica, affidati invece alla belga Hadja Lahbib. A tarda
sera però tutto è tornato in discussione. "Una sceneggiata", si
sentiva ripetere tra i corridoi dell'Eurocamera, che tuttavia
potrebbe allungare ulteriormente l'attesa di von der Leyen.
(ANSA).
>>>ANSA/ L'accordo Ue a un passo, ultimi scontri su Fitto-Ribera
L'intesa sulle nomine torna in bilico, trattative a oltranza