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Il dolore della strage di Cutro commuove il Parlamento europeo

Soccorritore: 'Morti evitabili, ora per noi il mare è tristezza'

Redazione Ansa

(ANSA) - BRUXELLES, 20 NOV - "Questa strage si poteva evitare, non è stato giusto farli morire a 80 metri dalla riva, per noi ormai il mare è morte e tristezza. Poi c'è stato il decreto. Potevano chiamarlo decreto Meloni, invece s'è chiamato decreto Cutro: è un marchio brutto che ci porteremo dietro per sempre. Ora spero che l'Europa riesca a fare qualcosa per evitare queste morti in mare". Ha le lacrime agli occhi, ma è lucidissimo Gaetano Rossi, uno dei volontari della Protezione civile di Cutro, mentre racconta, con la sua divisa di operatore per l'emergenza, in una sala del Parlamento europeo, quello che visto la maledetta mattina del 27 febbraio, poche ore dopo il naufragio di un caicco che provocò la morte di 94 persone, tra cui 35 bambini e un ancora imprecisato il numero dei dispersi.
    Un momento dedicato alla memoria organizzato da Lucia Annunziata, europarlamentare eletta con il Pd, al quale ha partecipato anche Nicola Zingaretti, insieme a una folta delegazione proveniente dalla Calabria, tra soccorritori e amministratori locali e alcuni sopravvissuti. "I soccorsi sono arrivati tardi. Sono arrivato sulla spiaggia alle 8,30, ma era già successo tutto alle 4,30. Ricordo le prime sacche bianche, i primi corpi, anche quello di un bambino piccolo". E scoppia a piangere. Poi trova la forza per proseguire: "Sono sicuro che se Frontex ci avesse avvisato prima si sarebbero potuti salvare almeno la metà. Erano tutti giovani: scappavano dai loro paesi. Stavano in mare da 5 giorni in mare, con solo grissini e tonno, malnutriti, non potevano avere la forza di nuotare con il mare freddissimo. I primi sopravvissuti appena è arrivata l'ambulanza hanno abbracciato il motore per il freddo che c'era. A Cutro tutta la popolazione è andata sulla spiaggia, che cercava di dare una mano. Siamo un popolo che ha sempre accolto tutti".
    La stragrande maggioranza dei sopravvissuti ha lasciato l'Italia: "E' il segno - aggiunge Gaetano Rossi - che in Italia non c'è una politica di accoglienza per questa gente". Su questo punto batte anche il responsabile dell'associazione sopravvissuti di Cutro, Shiri Alidad: "Sono tutti andati in Francia, Germania, Belgio, hanno una vita un lavoro. Però mancano le leggi europee per i congiungimenti familiari. Oggi è il giorno dell'Infanzia e vorrei ricordare qui a Bruxelles i 35 bimbi persi in quella strage. Tra gli 11 dispersi c'era mio cugino di 17 anni. Aveva un sogno. Tutti avevano un sogno di vita, di libertà. Molti scappavano dai talebani. Incontrai una signora: mi raccontò che era dovuta scappare dall'Afghanistan perchè era una donna istruita. Era dovuta andare via pagando i trafficanti perchè non aveva un passaporto". (ANSA).
   

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