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Violenza donne: Princi-Meleti, 'silenzio non è mai consenso'

Eurodeputate FI, 'lavoriamo a leggi chiare e uniformi in Ue'

Redazione Ansa

(ANSA) - BRUXELLES, 21 NOV - "Un uomo sottrae un telefono a una donna. Al processo, la sua difesa è "non ha detto di no".
    L'uomo viene condannato. Un altro uomo stupra una donna. Al processo, la sua difesa è la stessa: "Non ha detto di no". In questo caso, però, l'uomo potrebbe essere assolto. In ben 13 paesi dell'Unione Europea si verifica un paradosso dove la definizione di stupro lascia spazio a una difesa che nega il consenso esplicito. Come è possibile?". E' quanto scrivono in un'editoriale le eurodeputate FI-Ppe Giusi Princi, membro della commissione e Femm dell'Eurocamera e Eleonora Meleti, coordinatrice del gruppo nella medesima commissione, in vista della Giornata Internazionale per l'Eliminazione della Violenza contro le Donne.
    "La risposta - osservano - risiede nelle lacune delle leggi. In Francia, ad esempio, lo stupro è ancora definito come qualsiasi atto sessuale compiuto "con violenza, coercizione, minaccia o sorpresa", senza fare esplicito riferimento al consenso. Questo rende la legge ambigua e inadeguata nella protezione delle donne, come dimostrano le statistiche. Lo scorso anno, in Francia, sono stati registrati 25.000 stupri denunciati, ma il numero delle condanne è sorprendentemente basso. Al contrario, in paesi come la Germania e la Svezia, che hanno adottato leggi basate sul consenso esplicito, i risultati sono stati positivi. La Svezia ha introdotto una legge in tal senso nel 2018, accompagnata da una campagna che sottolineava che "Il sesso è sempre volontario, se non lo è, è un crimine".
    Il risultato? Le denunce di stupro sono aumentate, così come le condanne, con un incremento del 75%." "È tempo di riconoscere che lo stupro non avviene solo di notte e da sconosciuti. Due terzi degli stupri avvengono infatti in contesti domestici, alla luce del giorno, senza segni evidenti di violenza. La tragica realtà è che, nonostante il crescente numero di casi e la pressione dell'opinione pubblica, il cambiamento giuridico è lento. Stereotipi di genere, paura dello stigma e mancanza di adeguati supporti legali e psicologici per le vittime sono ostacoli concreti alla giustizia. Le leggi che definiscono lo stupro in modo chiaro e basato sul consenso rappresentano la strada da percorrere. Il Parlamento europeo, insieme al Gruppo Ppe, è impegnato a garantire un futuro in cui le donne non siano più vittime di leggi ambigue e inadeguate. È ora di fare sentire la nostra voce e ribadire che il silenzio non è mai consenso", concludono.
    (ANSA).
   

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