(di Valentina Brini)
(ANSA) - BRUXELLES, 23 NOV - Mercoledì, a Strasburgo, sarà
tutta una questione di fiducia quasi personale. Incrinata, per
alcuni alleati non più così vicini.
Che, al voto della plenaria, von der Leyen sconterà con
defezioni in parte compensate a destra dal sostegno di Ecr
trascinato dal sì di Fratelli d'Italia, trasformando il
perimetro della coalizione.
Già annunciato il no dei socialisti della delegazione
francese - a cui potrebbero aggiungersi anche esponenti delle
rappresentanze tedesca e olandese -, le parole di Hayer hanno
fatto da cassa di risonanza a un malcontento mai sopito nei
confronti del Ppe di Manfred Weber che, primo azionista di
maggioranza, non dà garanzie di non tradire i patti continuando
a oscillare a destra in futuro. L'ordine di scuderia, secondo
quanto trapela da ambienti liberali, sarà comunque quello di
votare sì. Ma qualche astensione o voto contrario è dato quasi
per certo. Una circostanza che trova conferma nell'inquietudine
della leader francese, che ha rivendicato di aver "lottato fino
all'ultimo" insieme alla capogruppo socialista Iraxte Garcia
Perez per far capitolare von der Leyen e togliere a Fitto il
grado di vicepresidente. A fare da pontiere tra le anime più
intransigenti di Renew - transalpini in testa - e la necessità
di riconoscere all'Italia un ruolo preminente come big d'Europa
è stato l'italiano Sandro Gozi, che è poi tornato a ribadire la
necessità di "vigilare" sulla futura "coerenza" del Ppe.
Il fragile patto siglato con i popolari comunque, ha
precisato Hayer, vuole inviare il messaggio che "c'è il modo in
cui von der Leyen organizza la sua Commissione e poi c'è la
realtà di potere nell'Europarlamento". Un equilibrio che,
tuttavia, nella visione di Ecr è destinato a "non durare a
lungo". Prova ne sono, a detta del conservatore belga Johan Van
Overtveldt, le recenti vittorie delle forze di destra nei voti
all'Eurocamera sulla legge Ue contro la deforestazione e sulla
risoluzione sul Venezuela, entrambe ottenute con il sostegno del
Ppe.
L'appuntamento per il verdetto della plenaria di Strasburgo è
mercoledì, allo scoccare del mezzogiorno, con un voto palese e a
maggioranza semplice dei presenti. Il pallottoliere, difficile
da definire, dovrebbe portare in dote a von der Leyen circa 360
sì certi, tra i quali quelli di Forza Italia e FdI. Abbastanza
per vincere, ma ben 41 in meno di quelli ottenuti a luglio,
quando l'appoggio dei verdi fu decisivo. Questa volta però quei
53 voti dei Greens sembrano fuori portata: l'apertura a Fitto ha
creato una frattura insanabile. Già annunciato il no della
delegazione ecologista italiana, anche gli ultimi tentativi
della tedesca di ricucire con il gruppo sembrano destinati a
naufragare. Le perdite più pesanti arriveranno comunque dai
socialisti, dilaniati dal malcontento dopo la forzatura della
loro leader Garcia Perez nel siglare un patto che ha messo in
salvo Fitto e la vicepresidente esecutiva in pectore spagnola,
Teresa Ribera: dal bacino di S&d potrebbero mancare all'appello
una quarantina di voti, tra cui anche quello del dem Marco
Tarquinio, orientato al no a dispetto del sostegno del Pd.
Mentre tra gli altri italiani resta ferma l'opposizione di Lega
(nei Patrioti di Viktor Orban), M5S e Sinistra italiana.
La settimana della verità per la regina d'Europa si aprirà
con un ultimo round di colloqui per compattare la sua
maggioranza. Se tutto andrà bene, domenica primo dicembre farà
di nuovo il suo ingresso a Palazzo Berlaymont da presidente.
(ANSA).
>>>ANSA/ Von der Leyen all'ultima conta, malumori tra i liberali
Hayer: 'Errore su Fitto'. Ecr: 'Patto di coalizione non durerà'