(di Mattia Bernardo Bagnoli)
(ANSA) - BRUXELLES, 28 NOV - L'alto rappresentante Ue Josep
Borrell è noto per avere pochi peli sulla lingua. A modo suo, ha
cambiato il ruolo del ministro degli Esteri d'Europa - meno
deferente e più indipendente - e molti Stati membri non lo
rimpiangeranno.
"Sull'Ucraina abbiamo raggiunto il punto di rottura: ora è il
momento in cui le capitali europee devono scegliere davvero".
Perché al fronte si sta mettendo male, l'impegno degli Usa si fa
incerto e per andare avanti a Kiev servono montagne di
quattrini. "Non possiamo nascondere i costi del conflitto ai
nostri cittadini, dobbiamo spiegar loro perché è necessario,
quali sono i rischi".
Ecco, secondo Borrell "non lo stiamo facendo abbastanza" e la
conseguenza può essere quella di "perdere il sostegno della
gente", fondamentale nei sistemi democratici. "Il mio
giardiniere - ha raccontato nel corso di un'intervista con
l'ANSA e altri media internazionali - mi ha chiesto: 'Perché
devo continuare a pagare di tasca mia, con le mie tasse, per
l'Ucraina?'. E' una domanda lecita". Il problema è che anche le
capitali d'Europa stanno meditando sul da farsi. "L'anno scorso
il conto per il sostegno a Kiev è stato di 125 miliardi e nel
2025 sarà ancora più salato. E gli Stati membri hanno detto no",
ha affermato. Dunque si è detto molto dispiaciuto di non poter
partecipare al ritiro super informale dei leader previsto per il
3 febbraio - il nuovo formato lanciato dal presidente entrante
del Consiglio Europeo Antonio Costa - dedicato proprio alla
difesa. "Me ne vado quando le cose diventano interessanti".
Al di là delle battute, la situazione è seria e per l'Europa
si sta avvicinando il momento della verità. Cosa accadrà infatti
se gli Stati Uniti si ritireranno? Sul punto, la discussione in
corso sugli eurobond per la difesa è del tutto fuorviante. "Se
dobbiamo sostituire il ruolo degli Usa, dobbiamo mobilitare
quello che abbiamo oggi. Il tempo conta. Se Mosca sfonda il
fronte la prossima primavera, i russi non aspetteranno
l'emissione dei bond", ha sottolineato Borrell pur dicendosi a
favore dell'emissione di debito comune. "Se dobbiamo raccogliere
i soldi, poi sviluppare la capacità industriale, per poi
produrre [le armi da dare a Kiev]... beh, è troppo tardi amici
miei".
Borrell, in vena di confidenze, ha rivelato che nel momento
più buio per l'Ucraina, dopo l'invasione del 24 febbraio 2022,
alla sua proposta di utilizzare il Fondo Europeo per la Pace per
finanziare il trasferimento di armi i 27 hanno risposto
positivamente. Per un importo pari a 50 milioni di euro. "State
scherzando vero? ho risposto. Qui si tratta di resistere ai tank
russi, non di addestrare un esercito africano, con tutto il
rispetto: aggiungete tre zeri". "La verità - riflette Borrell
passato il millesimo giorno del conflitto - è che non abbiamo il
senso dell'urgenza". Per essere davvero impegnati a far sì che
Kiev vinca "bisogna rimuovere le limitazioni alle armi, è la
prima cosa che ci chiedono, e al momento non è chiaro se stia
avvenendo o meno".
E così si arriva alla domanda più scomoda: chi vincerà la
guerra? "Dipende quali capacità saranno fornite", argomenta
Borrell. "Se ci mettiamo un anno per dare un milione di
munizioni il passo è insufficiente: la Russia ne usa 800mila al
mese". Non esattamente uno slancio d'ottimismo. (ANSA).
>ANSA-INTERVISTA/ 'Per Kiev l'ora della verità, l'Europa scelga'
Borrell: 'Se dobbiamo sostituire gli Usa,per i bond è già tardi'