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Qatargate, due anni finiti nel nulla tra errori e rinvii

Indagati ancora in sospeso. Udienza a gennaio, 'solo di routine'

Qatargate, due anni finiti nel nulla tra errori e rinvii

Redazione Ansa

BRUXELLES - "A occuparsi del caso sono rimasti in pochi". La frase, ripetuta negli ambienti della giustizia belga e dell'Europarlamento, suona come una resa. A due anni dallo scoppio del Qatargate, l'inchiesta che prometteva di ridefinire i contorni del potere europeo puntando sulla pista dell'intrigo internazionale si è trasformata in una matrioska senza verdetti o scadenze. Né per il riesame dei metodi degli 007 - da oltre un anno a loro volta sotto indagine -, né per il rinvio a giudizio o l'archiviazione degli indagati eccellenti, a partire dall'ex eurodeputato Pier Antonio Panzeri, ritenuto l'anima della presunta trama di corruzione. Una svolta, dal cuore della democrazia Ue, non è arrivata nemmeno all'indomani delle Europee giocate sul rispetto dello stato di diritto. E il 7 gennaio è fissata una nuova udienza a porte chiuse: ma sarà solo, nelle parole della procura belga, "un aggiornamento".

Dopo i blitz della polizia all'alba del 9 dicembre 2022, le valigie piene di contanti (oltre 1,5 milioni di euro) ritrovate in possesso del pentito Panzeri, del suo braccio destro Francesco Giorgi e dell'ex vicepresidente dell'Eurocamera, Eva Kaili, l'ultimo sussulto di cronaca risale a febbraio. Una registrazione clandestina, realizzata da Giorgi mentre si trovava ancora ai domiciliari, ha fatto affiorare le parole shock dell'ispettore capo Ceferino Alvarez-Rodriguez. "Non crediamo a niente di quello che dice Panzeri. Sappiamo benissimo che ci prende in giro. Ma esploderà tutto", si è esposto il poliziotto di lungo corso con un j'accuse mai smentito all'intero sistema giudiziario belga "mosso dai fili della politica", gettando pesanti ombre sulla credibilità delle confessioni rese - in cambio di uno sconto di pena - dalla gola profonda Panzeri, sulle quali poggia gran parte dell'ipotesi accusatoria.

Il Parlamento europeo, impegnato in campagna elettorale ad assicurare "tolleranza zero" verso la corruzione, specie quella che porta il sigillo di Mosca, ha accantonato il dossier. Gli ex eurodeputati sotto inchiesta - tra cui l'altro italiano Andrea Cozzolino - pur senza condanne sono ormai tutti lontani dalla politica: l'unica eccezione è il socialista belga Marc Tarabella, rieletto borgomastro del comune di Anthisnes, ma segnato dagli oltre due mesi passati in cella. "Vorrei dare lezioni di lettura e scrittura in carcere", ha confidato ai media nazionali. E all'indomani dell'anniversario Niccolò Figà-Talamanca, il responsabile dell'ong No Peace Without Justice finito sotto indagine, tornerà per la prima volta all'Eurocamera per una conferenza sui diritti umani delle donne: alcuni dei suoi beni, come per gli altri indagati, restano sotto sequestro in attesa di risposte.

L'indagine preliminare però langue nelle stanze del Palais de Justice, abbandonata dai suoi volti più agguerriti: il giudice istruttore dal pugno di ferro Michel Claise, costretto poi a fare un passo indietro per un sospetto conflitto d'interessi, ha deposto la toga candidandosi senza successo alle politiche locali, mentre il procuratore Raphael Malagnini ha ottenuto il trasferimento a Liegi per un più appartato incarico di revisore dei conti del lavoro. Anche il portavoce della procura, Eric Van Duyse, è prossimo a concludere il suo mandato. L'azione di recente è finita nelle mani del Comitato R - un Copasir in salsa belga - chiamato a pronunciarsi sull'operato dell'intelligence: ma, con il Belgio paralizzato da sei mesi senza un nuovo governo, tutto resta sospeso. Una soltanto la decisione presa nell'ultimo anno: bocciato il ricorso dello Stato per imporre il bavaglio agli organi di stampa sulle frasi di Alvarez-Rodriguez. Una pretesa bollata come "censura preventiva contraria alla Costituzione". 
   

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