(di Valentina Brini)
(ANSA) - BRUXELLES, 30 DIC - Per Donald Tusk sarà un ritorno
al passato, alla guida dell'Europa, anche se soltanto per sei
mesi. Triplice la sua missione: far dimenticare il burrascoso
semestre di Viktor Orban, riaffermare il più convinto sostegno a
Kiev in vista dell'arrivo oltreoceano dell'altro Donald, e
posizionarsi come baluardo contro il sovranismo che rischia
presto di dilagare a Berlino - con il vento che soffia sempre
più forte nelle vele dell'AfD - e al contempo alter ego
dell'ormai ingolfato motore franco-tedesco.
Issati nei palazzi delle istituzioni Ue a Bruxelles i vessilli
biancorossi polacchi, il 9 e 10 gennaio la squadra dei
commissari Ue guidata da Ursula von der Leyen farà il suo
debutto a Danzica dando ufficialmente il via ai lavori. Un
appuntamento cruciale per fare il punto sul primo grande
documento della Commissione in arrivo a gennaio e promesso dalla
leader tedesca per i primi cento giorni del suo bis: la bussola
per la competitività che porta il marchio di Mario Draghi. Il
testo, stando alla prima bozza di agenda, arriverà già la
settimana successiva, il 15 gennaio: da quei precetti per
rilanciare la corsa del continente a Stati Uniti e Cina anche
Varsavia prenderà spunto. Declinandoli nelle sue grandi
priorità: quella sicurezza militare, interna, economica ed
energetica "essenziale", nelle parole di Tusk, per dare nuovo
slancio al continente e proteggere i suoi cittadini.
Il primo sguardo securitario è puntato all'Ucraina.
Accantonata la diplomazia canaglia di Orban accondiscendente con
Vladimir Putin, Varsavia - già sugli scudi con una spesa
militare nazionale sopra il 4% del Pil quest'anno - punta a
raggiungere il 4,7% nel 2025, lanciando la volata all'Europa
intera verso i nuovi obiettivi Nato destinati a sfondare la
tanto discussa soglia del 2% con l'arrivo di Trump alla Casa
Bianca. Un cambio della guardia destinato a sovvertire gli
equilibri transatlantici su cui però la promessa polacca è già
esplicita: i legami con Washington resteranno saldi.
Ma la sicurezza riguarda anche i confini interni dell'Europa,
dove Schengen vacilla. La reintroduzione dei controlli alle
frontiere e le crescenti tensioni sulla gestione dei migranti
rendono urgente una risposta comunitaria: i Paesi membri
attendono già a marzo la prima direttiva Ue sui rimpatri.
L'intesa tra i Ventisette non sembra a rischio. Ma a decretarne
il successo potrebbe essere un asse emergente tra Tusk e Meloni:
il possibile contrappeso al sempre più debole predominio di
Parigi e Berlino. (ANSA).
ANSA/Orban cede il testimone a Tusk, Varsavia alla guida dell'Ue
Il 9 gennaio kick-off a Danzica, priorità sicurezza e migranti