(di Michele Esposito)
(ANSA) - BRUXELLES, 12 GEN - Dopo la Slovacchia si fanno
avanti Serbia e soprattutto Svizzera: è ormai partita la corsa
per ospitare quello che si configura come il faccia a faccia più
atteso degli ultimi anni, il vertice tra Donald Trump e Vladimir
Putin. L'appuntamento è tutt'altro che fissato e vede per ora il
disaccordo dell'Ue, ma entrambi i presidenti hanno dato la
propria disponibilità.
In questo contesto il luogo dell'incontro appare una scelta
cruciale. E la Svizzera, forte della sua neutralità e di un
passato che l'ha vista teatro di alcuni dei principali vertici
della storia recente, si è fatta avanti. "Dopo il vertice di
Bürgenstock, l'Ucraina, la Russia e gli Stati Uniti sono stati
regolarmente informati della nostra disponibilità a sostenere
qualsiasi sforzo diplomatico per stabilire la pace", ha spiegato
al quotidiano elvetico Le Temps Nicolas Bideau, portavoce del
Ministero degli Esteri di Berna, aggiungendo che le autorità
elvetiche, oltre a mettere a disposizione il loro territorio,
non svolgeranno alcun ruolo nell'iniziativa.
Poche ore dopo è stato il presidente serbo Alexandar Vucic ad
uscire allo scoperto, dicendosi interessato a ospitare il
vertice tra il futuro presidente americano e lo Zar. "La Serbia
ha uno dei più alti livelli di sostegno a Trump tra i Paesi
europei, pur mantenendo un forte favore pubblico per Putin, il
che potrebbe renderla un terreno neutrale adatto per un incontro
di così alto profilo", ha sottolineato Vucic, che nei giorni
scorsi ha invece protestato contro il presidente Joe Biden per
le sanzioni imposte da Washington al gruppo petrolifero serbo
Nis.
Svizzera e Serbia si aggiungono alla Slovacchia, che a fine
dicembre - dopo la visita del primo ministro Robert Fico a Mosca
- si era proposta per prima per ospitare i colloqui di pace
sulla guerra in Ucraina. Tutti e tre i Paesi, c'è da dire,
aderiscono alla Corte Penale Internazionale che il 17 marzo del
2023 ha spiccato un mandato di arresto internazionale proprio
per Putin, per i crimini di guerra in Ucraina.
La corsa ad ospitare il faccia a faccia è, in ogni caso, un
chiaro indizio che, per Volodymyr Zelensky, molto potrebbe
cambiare dopo il 20 gennaio. Nonostante la cattura dei due
soldati nordcoreani (che Kiev ha proposto di scambiare con i
prigionieri ucraini in mano ai russi), non sono settimane
semplici per il presidente ucraino, che affronta crescenti
criticità sul terreno. Mosca ha annunciato di aver conquistato
due villaggi, uno nella regione di Kharkiv e l'altro nell'Oblast
di Donetsk. A Pokrovsk, città militarmente strategica del
Dombass, l'esercito ucraino ha ammesso che la situazione è
difficile e che il nemico, ormai alle porte, ha isolato il
centro abitato rispetto all'esterno. Il presidente ucraino
continua a ricevere il fermo sostegno dell'Ue e lo stesso è
accaduto nel corso della sua recente visita a Roma, ma l'arrivo
di Trump darà forza a chi, come Ungheria e Slovacchia, vuole la
fine della guerra. E in Germania, la costante crescita di AfD in
vista del voto del 23 febbraio rappresenta un altro, funesto,
campanello d'allarme per Kiev. (ANSA).
>ANSA-FOCUS/La Svizzera insiste, 'pronti a ospitare Trump-Putin'
Dopo la Slovacchia anche la Serbia si fa avanti per il vertice