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Dalle Regioni Ue l'appello a mantenere la gestione condivisa dei fondi di Coesione

Il presidente del Comitato europeo delle Regioni, Vasco Alves Cordeiro: 'Inaccettabile escludere i territori'

The 21st European Week of Regions and Cities

Redazione Ansa

BRUXELLES - Europa più vicina ai cittadini, più forte, più coesa e più ambiziosa quando si parla di allargare i propri confini. Leader locali e regionali dell'Ue riuniti a Bruxelles dettano le priorità per il nuovo ciclo istituzionale nell'annuale relazione sullo 'Stato delle regioni e delle città 2024', presentato oggi in occasione dell'avvio della 22a Settimana europea delle regioni e delle città. Un'occasione per fare il punto sulla politica di coesione durante l'attuale mandato della Commissione e valutarne sfide e opportunità per il futuro. Quattro giornate che saranno scandite, martedì e mercoledì, dalla plenaria del Comitato europeo delle regioni, che riunirà a Bruxelles leader locali e regionali.

"Con l'inizio di un nuovo ciclo politico, i leader devono capire cosa c'è in gioco sul campo, come le regioni e le città stanno affrontando sfide come la transizione verde e digitale, l'aumento delle disuguaglianze e la preparazione al futuro allargamento", osserva il presidente del Comitato europeo delle Regioni, Vasco Alves Cordero, avviando i lavori della sessione di quattro giorni. Di fronte a un mondo "diviso", l'Europa deve essere "più ambiziosa", puntualizza Cordeiro nella prefazione alle oltre 60 pagine del rapporto, sottolineando che "in un mondo caratterizzato da tensione e competizione, il progetto europeo deve fare "un nuovo salto di qualità".

Tra le raccomandazioni in vista dell'avvio del nuovo ciclo istituzionale, il rapporto sottolinea la necessità di "riformare la politica di coesione" nel quadro dei negoziati sul nuovo bilancio Ue a lungo termine. Mantenendone il "modello di governance multilivello" e "la gestione condivisa" delle risorse, "per garantire che le politiche restino radicate nelle loro realtà territoriali e continuino a produrre cambiamenti concreti e positivi", si legge nel documento. I territori scoraggiano dunque la scelta di un modello in stile 'Recovery' basato sulla gestione diretta dei fondi da parte dei governi che - questa la critica - rischia di rinazionalizzare, e non decentrare, la spesa dei fondi di coesione. Una battaglia sui cui Cordeiro ha insistito con forza anche in conferenza stampa, presentando i risultati del rapporto al fianco della commissaria responsabile, Elisa Ferreira. "Cancellare il ruolo e la partecipazione delle regioni e delle città al futuro della politica di coesione non è accettabile", ha detto il politico portoghese, rispondendo a una domanda sulle indiscrezioni pubblicate dal sito Politico, citando un documento, secondo cui la Commissione europea starebbe lavorando a una proposta di bilancio con centralizzazione dei programmi regionali e la creazione di un legame rafforzato con le riforme.

Se le indiscrezioni fossero confermate, secondo Cordeiro l'Unione europea andrebbe incontro a due problemi: il primo, la sostanziale esclusione dalla gestione dei fondi; il secondo, il venire meno della fiducia "e l'affidabilità di ciò che ci è stato detto negli ultimi tempi" da parte della Commissione a guida Ursula von der Leyen "sugli impegni sul futuro della politica di coesione". In un attacco molto duro Cordeiro ha aggiunto che una centralizzazione delle risorse mette a rischio "il futuro del progetto europeo perché escluderà le Regioni e le città invece di includerle. Separerà invece di unire. Ed è per questo che è sbagliato, non solo per il ruolo delle regioni e delle città, ma anche per l'importanza e il futuro del progetto europeo". Precisando di non "aver mai visto alcun documento interno”, Ferreira ha puntualizzato che nelle linee guida politiche della nuova Commissione Ue a guida Ursula von der Leyen “non c’è intenzione di mettere in pericolo i principi base dell’attuale” politica di finanziamento dei territori dell’Ue. Ma che proprio da von der Leyen “arriva un forte impegno” a preservarne i principi. “Sarà la futura Commissione a decidere come organizzare il bilancio finanziario dell’Ue ma, dal mio punto di vista, la cosa importante è che non perdiamo il Dna della politica di coesione che è il collante che tiene insieme l’Unione europea”, ha aggiunto. 

Nel documento regioni e territori si soffermano sulle future sfide dell'Unione, in particolare le prospettive di un nuovo allargamento. L'adesione "di uno o più grandi Paesi" all'Unione europea "potrebbe avere un effetto negativo sull'ammissibilità di alcune regioni dell'Ue ai fondi della politica di coesione, a meno che non vengano istituiti meccanismi di transizione. E lo stesso potrebbe valere per l'attuazione della Politica agricola comune", si legge. Un impatto che - secondo i territori - "potrebbe essere mitigato attraverso la riforma di queste due politiche", mantenendo un livello adeguato di finanziamenti. Nella relazione, le prospettive di un nuovo allargamento vengono legate anche alla discussione sulle dimensioni del bilancio complessivo dell'Ue, con la richiesta da parte dei territori di "garantire risorse proprie stabili e sufficienti per tutti i livelli di governo", non dall'ultimo per affrontare le sfide geopolitiche dell'allargamento.

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