BRUXELLES, 2 DIC - Fare luce su una persecuzione, quella dei cristiani, che colpisce oltre 150 milioni di persone nel mondo. Questo l'obiettivo della conferenza di alto livello, che si è tenuta a Bruxelles, organizzata dal primo Vicepresidente del Parlamento europeo, Antonio Tajani. "Ogni mese nel mondo vengono assaltate e distrutte 200 chiese e luoghi di culto. Ogni giorno e in ogni regione del pianeta, si registrano nuovi casi di persecuzione nei confronti dei cristiani" ha spiegato Tajani. "Nessun'altra comunità religiosa - aggiunge - è oggetto di odio, violenza e aggressione sistematica quanto quella dei cristiani".
Diverse e molteplici le ragioni all'origine della persecuzione. "L'identificazione dei cristiani con l'Occidente è sicuramente la principale", ha aggiunto Tajani. "Per i fondamentalisti islamici, i cristiani sono i nuovi 'crociati' d'Europa". D'altronde, i dati parlano chiaro: più del 70% dei cristiani è fuggito dall'Iraq dal 2003; in Siria, dal 2011, 700mila cristiani sono stati costretti ad abbandonare casa dall'inizio della guerra civile.
Ma se il fondamentalismo islamico è indubbiamente la prima causa di persecuzione, Tajani avverte che, spesso, sono i valori stessi del cristianesimo, per il loro carattere universalistico, all'origine delle violenze contro le comunità cristiane. "Questi valori sfidano regimi dittatoriali, come nel caso della Nord Corea, o sistemi politici autoritari". Secondo Tajani "è necessario che l'Occidente rompa il silenzio sulla persecuzione dei cristiani nel mondo". "Vivere in democrazie laiche non vuol dire escludere le religioni dalla società", ha aggiunto Tajani, ricordando le radici giudaico-cristiane dell'identità comune europea.
Al seminario, concluso dal Presidente del Parlamento europeo, Martin Schulz, hanno partecipato autorità civili e religiose, tra cui il reverendo Christopher Hill, presidente della Conferenza episcopale europea, il Cardinale Vinko Puljic, arcivescovo di Sarajevo, Paul Bhatti, fratello dell'unico ministro cristiano in Pakistan, ucciso in un attentato, Antony Gardner, ambasciatore Usa all'Unione europea, e Helen Berhane, una donna eritrea che per la sua fede cristiana è stata torturata e rinchiusa in un container per 30 mesi.
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