(ANSA) - STRASBURGO, 11 SET - "La Corte di giustizia ha
statuito che, quando uno dei genitori è cittadino dell'Unione,
tutti gli Stati membri sono tenuti a riconoscere il rapporto di
filiazione stabilito nell'atto di nascita rilasciato da uno
Stato membro, ai fini dei diritti derivati dal diritto dell'Ue.
Se il minore è cittadino dell'Unione, ha diritto al rilascio da
parte dello Stato membro di cui ha la cittadinanza di un
passaporto o di una carta d'identità attestante la cittadinanza
e il nome come risulta dall'atto di nascita rilasciato da un
altro Stato membro.
Nell'interrogazione, sottoscritta dagli eurodeputati italiani
di S&d, si chiedeva alla Commissione Ue se la decisione
dell'autorità giudiziaria italiana rispetta i principi e valori
comunitari e se l'esecutivo europeo sta valutando di
intraprendere azioni per far rispettare all'Italia il diritto
dell'Ue e la Carta dei diritti fondamentali dell'Ue. Nella
lettera di risposta Reynders ha sottolineato che "secondo la
Corte di giustizia, sebbene, allo stato attuale del diritto
dell'Unione, le norme che disciplinano il cognome di una persona
rientrino nella competenza degli Stati membri, questi ultimi,
nell'esercizio di tale competenza, devono rispettare il diritto
dell'Unione, in particolare le disposizioni del trattato
relative alla libertà, riconosciuta a ogni cittadino
dell'Unione, di circolare e di soggiornare sul territorio degli
Stati membri".
"Il diritto dell'Unione in materia di libera circolazione
delle persone non si applica a situazioni puramente interne i
cui elementi rilevanti rimangono confinati, sotto tutti gli
aspetti, all'interno di un unico Stato membro. La Commissione
sta monitorando attentamente l'attuazione dell'acquis
dell'Unione in materia di libera circolazione come interpretato
dalla Corte di giustizia, anche in relazione ai diritti delle
famiglie arcobaleno", ha quindi concluso il commissario. (ANSA).
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