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Decaro, su scadenza per e-car governo dichiara Italia sconfitta

Servono piuttosto misure per favorire la transizione

Redazione Ansa

(ANSA) - BRUXELLES, 25 SET - Il presidente della commissione parlamentare Envi, Antonio Decaro ha partecipato questo pomeriggio alla riunione con il ministro Adolfo Urso, a Bruxelles per incontrare gli eurodeputati italiani sulla richiesta, che sarà ufficializzata dal Governo italiano, di anticipare la clausola di revisione degli obiettivi delle emissioni Co2 da fine 2026 ai primi sei mesi del 2025. "Spostare sin da oggi la scadenza del 2035, sostenendo che undici anni sono pochi per agire, significa partire già sconfitti - afferma in una nota -. Questo l'Italia non può permetterselo".
    "Quello che abbiamo ascoltato oggi da parte del ministro Urso è stato un discorso fuori dal tempo, che sembra non fare i conti con la realtà che ci circonda - spiega -. La necessità di un cambio di rotta di tutti gli Stati membri sulla transizione energetica, per raggiungere i target di riduzione dei tassi di inquinamento, non è un vezzo di qualche associazione ambientalista ortodossa, ma l'unica strada possibile per salvare il pianeta. Questo è dimostrato ancora una volta dai fatti di cronaca che hanno colpito i paesi dell'est e del centro Europa e, in questi giorni, anche l'Italia".
    "Nessun produttore di auto" ha chiesto "di differire la scadenza del target del 2035 per il passaggio all'elettrico né l'introduzione di combustibili alternativi come il biofuel", nota anche Decaro. "Piuttosto chiediamo di poter lavorare insieme ai legislatori dei Paesi europei su un pacchetto di misure che favoriscano i processi di transizione". Servono "misure per sostenere la domanda dei veicoli elettrici".
    "Crediamo sia anche necessario che il governo italiano trovi una soluzione stabile per la diminuzione del costo dell'energia, ancora legato al sistema del prezzo unico nazionale - conclude -. Gli Stati membri devono essere accompagnati con investimenti importanti sulle politiche per la transizione, così come i settori economici chiamati a intervenire. Questo soprattutto per attivare un sistema di protezione sociale che tuteli i lavoratori e i soggetti deboli". (ANSA).
   

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