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Meloni, il voto europeo sarà un referendum tra due visioni dell'Europa

La premier: 'Schlein dica non sei democratica' . Ovazione a 'sono quella stronza'

Redazione Ansa

L'appello ad andare alle urne, perché quello del 9 e 10 giugno è un "voto maledettamente importante", un "referendum" tra due visioni dell'Europa. E un attacco frontale alle sinistre e soprattutto alla leader del Pd, cui si rivolge direttamente per chiedere ad "Elly" di dire se pensa, come lo spitzenkandidat socialista Nicolas Schmit, che lei non sia "democratica". Giorgia Meloni alle tre del pomeriggio torna a indossare i panni della leader di partito e il pubblico in piazza del Popolo a Roma lancia un'ovazione quando sul maxischermo - in un breve video celebrativo della leader - risuona l'ormai celebre "sono quella stronza della Meloni", detto al governatore della Campania Vincenzo De Luca, pochi giorni fa a Caivano Tra toni alti, ammiccamenti e balletti, la premier chiede ai suoi di non lasciarla sola in questo passaggio che potrebbe "fare la storia", anche perché una maggioranza di centrodestra in Europa, visto il "nervosismo" a sinistra, potrebbe essere obiettivo "meno lontano" di quanto si possa immaginare. Replicare il modello del centrodestra italiano, questo è l'intento, anche se i sondaggi lo continuano a indicare come scenario difficile. Ma all'Europarlamento "già si è visto", non solo con Ppe, Ecr (i conservatori europei guidati sempre da Meloni) e parte di Id ma anche con "parte di Renew", osserva in mezzo a una Piazza del Popolo piena ma non pienissima Nicola Procaccini. Altro è, certo, la presidenza della commissione, ma lì il voto "non è politico", è un accordo tra i governi e, scommette l'eurodeputato di Fdi, non si tratterà di votare o meno "Ursula von der Leyen".

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Giorgia Meloni

 

Meloni dal palco non la nomina, così come non nomina Marine Le Pen, l'altra "signora" delle eurodestre. Non si sofferma proprio sulle alleanze se non per ribadire quel "mai con la sinistra" che scalda le migliaia di militanti e simpatizzanti arrivati a Roma, che resistono per tutta l'ora del suo discorso sotto un primo sole estivo. I ministri, da Carlo Nordio a Eugenia Roccella, si aggirano in maniche di camicia e cappellini per la piazza. Ci sono tutti, come i parlamentari e i candidati. "Sono convinto che sfonderemo" dice con slancio Andrea Delmastro, anche se quando si parla di percenutali nessuno si sbilancia. Per considerare la vittoria basterà "un voto in più", uno "0,01% in più" delle politiche il mantra. Con l'asticella fissata quindi al 26% di diciotto mesi fa e il timore che la bassa affluenza possa essere penalizzante. "Dipende da voi, andate a votare", ripete la presidente del Consiglio invitando a scegliere tra un'Europa "ideologica, centralista, nichilista, sempre più tecnocratica" e "un'Europa, coraggiosa, fiera, che non dimentica le sue radici". Basta "super Stato", è la promessa di Meloni, ma un'Europa che "fa meno e meglio", che fissa gli obiettivi, dall'energia alla transizione green, ma lascia "agli Stati la scelta" delle tecnologie. Mette in guardia dagli attacchi che continueranno ad arrivare da parte di quelle "forze della conservazione dello status quo che per decenni hanno bivaccato sulle spalle degli italiani", davanti alle quali non bisogna "avere paura".

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Elezioni Europee, Fdl, comizio con la presidente del Consiglio Meloni

 

Avanti quindi con le riforme, a partire dal premierato, che "non va giù a Pd e M5s" che gli stanno riservando "una opposizione" mai vista su altri temi perché vogliono "che continui a decidere il Palazzo". Ne ha per i Dem, "per loro c'è democrazia solo se comandano loro", e per il movimento guidato da Giuseppe Conte, che ha mostrato "coerenza nel tradire tutte le promesse". Rilancia la sua difesa di fronte agli "insulti" del governatore della Campania, Vincenzo De Luca (l'unico altro oppositore ad essere nominato), perché "non sono una donna che si sottomette" e "noi siamo abituati a non darla per vinta a bulli e gradassi". E poi passa a Schmit, che in un dibattito con gli altri candidati alla presidenza della commissione ha parlato dei conservatori come forza "non democratica": "Elly, è una domanda semplice, condividi si o no" l'affondo verso la segretaria del Pd. Che va oltre, perché "fornite alibi agli estremisti per avvelenare le nostre democrazie con l'odio politico, e vi presentate come forze responsabili..". "Promettetemi che noi non diventeremo come i nostri avversari livorosi", chiede al suo popolo. Prima di un cambio d'abito, e di tono, pronta per rientrare nel ruolo istituzionale e salire al Colle, per il tradizionale ricevimento per la Festa della Repubblica.

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