(di Michele Esposito)
(ANSA) - BRUXELLES, 09 GIU - L'onda sovranista, stando alle
prime proiezioni, travolge Emmanuel Macron e Olaf Scholz, colora
di nero l'Austria e segna punti ovunque ma non sfonda al
Parlamento Ue, dove la cosiddetta maggioranza Ursula, composta
dai partiti filo-europeisti, regge con 398 seggi sui 720 totali.
Le elezioni europee più importanti della storia del Vecchio
Continente seppelliscono il governo transalpino (nuove elezioni
sono state fissate già a fine giugno) e avranno conseguenze
imprevedibili anche nelle politiche comunitarie.
Ursula von der Leyen, Spitzenkandidat del Ppe, resta favorita
per presiedere la Commissione europea. L'ex ministra della
Difesa tedesca ha atteso le prime stime dell'Eurocamera nel
quartier generale del Ppe, attorniata dai dirigenti del partito.
"Il popolo ha punito gli estremisti di destra e di sinistra,
abbiamo vinto le Europee", ha esultato von der Leyen. Ma ora,
per lei, cominceranno i giorni più caldi, quelli dei negoziati
per la maggioranza che, probabilmente il 18 luglio, sarà
chiamata a votarla. Affidarsi all'asse europeista Ppe-S&D-Renew
per von der Leyen resta rischiosissimo. I franchi tiratori,
secondo le previsioni interne dei Popolari, potrebbero
rappresentare il 15% dei voti teoricamente favorevoli. Ad Ursula
serve una sponda. E, di fronte ai risultati di stasera,
probabilmente non sarà rappresentata né da Fratelli d'Italia né
da altre delegazioni del gruppo Ecr. Il Ppe, pressato dai
Socialisti e dai liberali, ha deciso infatti di esplorare la
strada che porta al dialogo con i Verdi, considerati di certo
più digeribili dagli alleati filo-Ue. Il gruppo dei Greens non è
un interlocutore facile: di certo vorrà delle garanzie sul Green
Deal, di certo chiederà una netta demarcazione con il gruppo le
destre Ue. "La premier Meloni non è né pro-Europa, né
pro-democrazia", ha avvertito il candidato leader Bas Eickhout.
Sulla futura maggioranza c'è poi il grande rebus dei non
iscritti. In totale il gruppo dovrebbe contare 102 eurodeputati,
un'enormità. Nessuno di loro ha voglia di restare in un limbo
svantaggioso sia come potere d'influenza parlamentare sia in
termini di budget economico. Nel gruppo ci sono partiti
dell'estrema destra come Afd - appena esclusa dal gruppo Id ma
in odore di rientro, senza però il gaffeur negazionista
Maximilian Krah - o gli orbaniani di Fidesz. Ci sono formazioni
che dovrebbero invece essere inglobate dai Popolari, come il
partito olandese degli agricoltori o la coalizione
dell'opposizione ungherese guidata da Peter Magyar. E ci sono
delegazioni come quella del M5S o degli slovacchi di Smer, che
potrebbero formare un gruppo ex novo.
Resta, inoltre, all'orizzonte l'ipotesi che Ecr e Id si
uniscano in un solo grande gruppo anche se, al momento, la
possibilità resta remota. Di certo la destra e l'estrema destra
avranno in Giorgia Meloni e Marine Le Pen i due punti di
riferimento, con gli austriaci di Fpo che si candidano a
nascente forza di governo a Vienna.
Da un punto di vista numerico, le proiezioni hanno assegnato
181 seggi al Ppe (4 in più rispetto all'attuale Pe), 135 ai
Socialisti (5 in meno), 82 eurodeputati a Renew (-20), 71 ai
Conservatori e Riformisti (2 in più, a pagare soprattutto il Pis
sconfitto in Polonia), 62 seggi a Identità e Democrazia (3 in
più, senza contare la folta delegazione di Afd), 53 ai Verdi (19
in meno) e 34 a The Left (3 in meno rispetto all'Eurocamera
uscente). Nel costante aggiornamento delle proiezioni dei seggi,
l'ultima assegnava al Ppe 186 seggi e 133 ai Socialisti, con la
maggioranza filo-Ue che resta comunque stabile dal punto di
visto numerico. Da domani, però, a Bruxelles si navigherà a
vista verso le scelte dei 27 Paesi membri e dell'Eurocamera sui
top job comunitari. Al momento lo schema dovrebbe prevedere la
Commissione al Ppe, il Consiglio europeo ai Socialisti, l'Alto
Rappresentante ai Liberali, con Roberta Metsola teoricamente
favorita per la presidenza dell'Eurocamera. Teoria, appunto.
All'ombra dell'Atomium le sorprese non sono finite. (ANSA).
La maggioranza filo-Ue regge ma le destre avanzano
L'onda sovranista travolge Macron e Scholz, non von der Leyen