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Macron: 'Ora tocca ai francesi'. Le Pen candida Bardella

Le Monde: 'Scommessa azzardata, la posta in gioco siamo noi'

Macron, l'avanzata dei nazionalisti è un pericolo per la Francia

Redazione Ansa

Colpo di scena, mossa da campione di poker, sfida, scommessa: è lunga la lista dei termini usati per il gesto di Emmanuel Macron, che ieri sera a pochi minuti dall'annuncio dei risultati delle europee ha sciolto il Parlamento e indetto elezioni fra tre settimane.

Obiettivo: far uscire allo scoperto l'estrema destra, ma anche stanare i francesi e chiedere loro se - al di là di un voto di protesta antimacroniana - intendano davvero farsi governare per la prima volta nella storia dai lepenisti. "Ho fiducia nella capacità del popolo francese di fare la scelta più giusta, per se stesso e per le generazioni future", ha assicurato Macron. Ma è una scommessa azzardata. Nella quale, come scrive oggi Jérôme Fenoglio, direttore di Le Monde, "la posta in gioco siamo noi".

Marine Le Pen, 20 anni di opera di sdoganamento prima del Front National ereditato dal padre Jean-Marie, poi del suo Rassemblement National, ha raccolto il guanto della sfida: "Siamo pronti a governare". E già proietta il suo delfino Jordan Bardella, che con il 31,36% dei voti - più del doppio dei macroniani - ha sbaragliato gli avversari, verso la poltrona di premier. A 28 anni e senza esperienza istituzionale in coabitazione con un presidente esperto e pronto a tutto, sembra più una roulette russa che una partita di poker. Ma la decisione è ormai presa, fra 3 settimane si vota, fra 6 giorni devono essere presentate le liste. Sferzati dall'imprevisto, leader e partiti quasi sempre incapaci di accordarsi fra loro si sono riuniti oggi pomeriggio per quelle che vengono definite dagli osservatori "le grandi manovre". Che, per il momento, non hanno dato però alcun risultato.

Più promettenti quelle della destra rispetto all'atavica inconciliabilità fra gauche riformista e radicale. Fin da ieri sera, infatti, la gauche - France Insoumise dell'oltranzista Jean-Luc Mélenchon, che sta però cedendo via via il passo al più aperto François Ruffin, Partito socialista, comunisti ed ecologisti - si divide fra "union de la gauche", fronte popolare, fronte repubblicano e altre varianti della categoria. Si fa strada l'ipotesi del Fronte popolare, che rimanda agli anni Trenta e che è un'ipotesi di alleanza fondata su proposte politiche della sinistra. Contro la destra, ma anche anti-Macron. Diversa dal Fronte Repubblicano, l'intesa elettorale fra tutti i partiti che ha funzionato per decenni ed è servita a sbarrare la strada all'estrema destra sostenendo in ogni circoscrizione il suo avversario, chiunque fosse. Oggi sembra l'ipotesi meno praticabile, vista la spaccatura irrimediabile fra macroniani e gauche. Gli occhi sono puntati verso colui che ha riportato i socialisti a una quota accettabile, Raphael Glucksmann (13,8% delle preferenze), ma la sua incompatibilità con i radicali de La France Insoumise complica un'equazione già difficile. Nel campo dei vincitori si registra la "mano tesa" di Jordan Bardella a Marion Maréchal, la nipote di Marine Le Pen che ha guidato la lista di Eric Zemmour, il polemista di estrema destra, superando lo sbarramento del 5%. Nel pomeriggio Marion è andata a sondare la zia e Bardella, uscendone certa di avere davanti a sé "una scelta". Bardella le ha riconosciuto "un atteggiamento costruttivo, a differenza di Zemmour". Ma per il momento "sono solo discussioni". Bardella sa che "da soli vincere è difficile". E ha avuto anche contatti con alcuni esponenti dei Républicains. Marion, intanto, ha già un appuntamento con il leader poco malleabile del suo partito, Zemmour, ma andrà a consultare anche Nicolas Dupont-Aignan, presidente del piccolo partito sovranista Debout la France. In questa fase delicatissima, ogni apporto di voti o di risorse politiche può essere decisivo. L'estrema destra, mai così vicina al potere in Francia, tenta di alzare l'asticella al 40%, dove si può arrivare unendo Bardella-Le Pen a Zemmour e agli altri rappresentanti minori che non hanno mai raccolto altro che preferenze simboliche. Stavolta, intravedono il miraggio del governo del Paese.

Bardella, l'oriundo italiano stella sovranista

E' un oriundo italiano il nuovo volto di punta del nazionalismo francese: Jordan Bardella, il ventottenne capolista del Rassemblement National (RN) che ha trionfato nelle elezioni europee, con il 31,37% dei suffragi. E che ora potrebbe diventare primo ministro della Francia, in sostituzione del macronista, Gabriel Attal.

La prospettiva - che prenderà forma nei due turni elettorali, fissati al 30 giugno e al 7 luglio - è quella che se il larghissimo risultato favorevole all'estrema destra nelle europee venisse confermato alle politiche, Macron sarà costretto alla coabitazione con un esponente di RN. Bardella, star dei selfie e con un milione di seguaci su TikTok, "è il nostro candidato per andare a Matignon", la residenza del premier a Parigi, ha confermato il vicepresidente di RN, Sébastien Chenu, intervistato da radio RTL. Nato il 13 settembre 1995 a Drancy, banlieue difficile di Parigi, da una famiglia di umili origini piemontesi emigrata in Francia, il delfino di Marine Le Pen, che si presenta come italiano "al 75%", ha bruciato le tappe di una carriera politica cominciata poco più di 10 anni fa. Era, allora, un aderente e simpatizzante "stregato" da Le Pen, che per lei andava in strada ad affiggere manifesti in periferia. Nel 2019, viene eletto ad appena 23 anni all'Europarlamento di Strasburgo, poi, nel novembre 2022 la consacrazione, con la conquista della presidenza di RN al posto della stessa Le Pen. Per l'estrema destra esagonale è una piccola rivoluzione: per la prima volta nella sua storia, l'ex Front National non è più guidato da un membro dei Le Pen.

Marine, che ha individuato e scelto Bardella come suo successore, lo ha sempre spinto e sostenuto con forza, facendone uno dei principali strumenti di quella cosiddetta 'dédiabolisation' che in molti paragonano al percorso di Giorgia Meloni in Italia. E forse non è un caso se Bardella moltiplica i riferimenti alle proprie radici italiane. "Sono venuto da altrove, ma sono diventato di qui", ha detto all'ANSA appena poche settimane fa, spiegando di aver "fatto lo sforzo repubblicano di assimilazione, sposando la storia di Francia, onorando ciò che è stato il nostro grande Paese, imparando il francese, rispettando l'insegnante, rispettando la polizia". Ma anche "dimenticando una parte della propria cultura d'origine e del proprio Paese di partenza". Uno dei tre nonni italiani, Severino Bertelli-Motta, classe 1934, lavorava alle carrozzerie Bertone vicino Torino. Sposato con Iolanda Benedetto, risiedevano a Nichelino, borgo operaio vicino agli stabilimenti Fiat, prima di emigrare, nel 1963, in un'altra banlieue 'rossa', questa volta vicino Parigi, in Seine-Saint Denis, con due figli (due altri nasceranno in Francia): Daniela e Luisa, la madre di Jordan. Quanto al nonno paterno, Guerrino Italo Bardella, nato ad Alvito vicino Roma, emigrò in Francia come muratore e sposò un'algerina, anche se il giovane Bardella è sempre rimasto più legato al ramo materno, racconta il quotidiano Le Monde, in un lungo reportage intitolato 'Bardella, l'Italien'. Fatta eccezione per qualche week-end a Roma o i soggiorni in Costiera amalfitana, prosegue il giornale, il nuovo uomo forte dell'estrema destra d'Oltralpe conserva dell'Italia "solo il ricordo delle vacanze estive con i genitori". Su Paris-Match, nel 2020, raccontava delle "prime epifanie culinarie" di bambino all' 'Europa', il bar ristorante di suo zio Alberto, nella periferia di Torino, che nel frattempo - ha raccontato lo stesso Bardella anticipando a Le Monde qualche stralcio del suo futuro libro - ha cambiato nome e proprietario ed è dunque introvabile, almeno sul web. Quanto alla lingua italiana, il capolista Rn ironizza, dicendo di conoscerla abbastanza per "ordinare pasta all'amatriciana al ristorante". Ciò che non gli ha tuttavia impedito di esprimere nella lingua dei suoi avi questa sorta di sintesi del suo programma politico. Era il dicembre dello scorso anno, durante un comizio a Firenze: "Non vogliamo un'Europa dove i nostri popoli siano condannati a convivere con la barbarie. La questione dell'immigrazione in Europa non è semplicemente una questione statistica. E la questione esistenziale della nostra identità".

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