Cristiano Ronaldo, marziano e umano, piange per il rigore sbagliato durante Portogallo-Slovenia.
E quelle immagini fanno il giro del mondo; non per le lacrime in sè, che sui campi di calcio sono una reazione non insolita, ma per l'impressione profonda che ha dato lo sfogo del campione portoghese nel mostrare quanto, a 39 anni e dopo aver vinto tutto, abbia ancora a cuore il suo lavoro e il suo ruolo per la nazionale e il Paese.
I tifosi allo stadio Francoforte lo hanno applaudito e sostenuto con cori "viva Ronaldo" quando lo hanno visto piangere, consolato dai compagni, ma CR7 ha ritrovato la serenità e il sorriso solo dopo aver segnato il primo dei tiri dal dischetto che hanno qualificato i portoghesi ai quarti di Euro 2024. Una possibilità di redenzione che non ha avuto il difensore del Belgio Jan Vertonghen, anche lui in lacrime per l'autogol che ha condannato il suo Belgio nella sfida con la Francia.
"Prima c'era grande tristezza e poi enorme gioia, questo è ciò che ti regala il calcio, momenti inspiegabili, un po' di tutto - ha detto Ronaldo -. Non ho commesso un solo errore dagli 11 metri quest'anno e quando avevo più bisogno di segnare, Oblak ha parato il mio tiro". Se qualcun altro avrebbe rinunciato a ripresentarsi sul dischetto per la serie decisiva, lui ha invece voluto essere il primo a prendersi la responsabilità, trasformando il penalty con un tiro perfetto che non ha permesso a Oblak, pur bravo a intuire, di beffarlo di nuovo. "E' la motivazione che mi spinge - ha spiegato CR7 - Ho sempre lavorato duro e continuerò a farlo. Credo in me stesso e per questo devo anche ringraziare la famiglia, che mi sostiene. Probabilmente è stata la partita in cui ho potuto aiutare di più la mia squadra, e questa è la cosa più importante".
Rigori e lacrime sono un topos nel mondo del pallone e il lieto fine di Cristiano Ronaldo è quasi un'eccezione. Quante delusioni e sconfitte, quanti sogni infranti diventati poi incubi notturni ricorrenti hanno la loro causa in un errore dal dischetto. All'Europeo in Germania, l'Italia è uscita per demeriti generali, senza poter puntare il dito sullo sfortunato protagonista di un lavoro mal fatto dagli 11 metri, ma la storia azzurra ne è flagellata. Indelebile è il ricordo della semifinale dei Mondiali 1990 persa a Napoli contro l'Argentina, quando Donadoni prima e Serena poi si fecero ipnotizzare da Goycochea. Quattro anni dopo, a Pasadena, sfumò il quarto titolo mondiale al termine della finale contro il Brasile: il volto rigato dalle lacrime di Franco Baresi fece il giro del mondo. Nel 1998, l'Italia pagò ancora dazio, a Parigi, nei quarti contro la Francia: allora toccò a Di Biagio mettersi le mani in testa dopo avere visto il pallone infrangersi sulla traversa. Parlando di Europei, pochi ricordano le lacrime di Totò Di Natale dopo il rigore sbagliato nei quarti contro la Spagna, che poi volò verso il titolo, mentre sono fresche le immagini degli occhi lucidi di Jorginho dopo i rigori sbagliati contro la Svizzera nelle qualificazioni ai Mondiali 2022 che indirettamente portarono l'Italia all'esclusione, la seconda di fila, con la drammatica sconfitta con la Macedonia del Nord.