Ci sono voluti una dozzina d'anni per una nuova 'golden generation' dopo la stagione trionfale degli Iniesta e degli Xavi del Mondiale 2010 e degli Europei del 2008 e del 2012.
E oggi la Spagna, con l'impresa all'Olympionstadium di Berlino, che le è valsa lo storico quarto titolo europeo, non solo riannoda il filo degli anni d'oro.
Ma guarda al futuro con rinnovata fede nell' 'invincibile armada' dello sport d'élite, per la doppia vittoria. Infatti al trionfo della 'Roja' va aggiunto quello di Carlos Alcaraz, che a Wimbledon ha conquistato il suo quarto Slam a soli 21 anni, dopo essersi preso il Roland Garros nella stessa stagione, sulle orme di Rafa Nadal, con il quale formerà il doppio spagnolo ai Giochi di Parigi.
Dall'Andalusia a Matarò, la Spagna celebra i suoi "super campeones", giovani 'muchachos' con talento, che vincono e convincono. Soprattutto, promettono. Hanno il volto e la naturale modestia di Carlitos Alcaraz, che dopo la seconda incoronazione sull'erba inglese si è concesso un ballo con la Krejcicova, per poi tornare a casa a Murcia, dove "comandano i miei genitori, che abbia vinto 2 o 15 slam", confessa ad Abc. O i volti di Rodri, Oyarzabal, Cucurella, Unai Simon, Dani Olmo, dei veterani Carvajal e Nacho. Ma, primi fra tutti, quelli dei dei due 'ninos' Lamine Yamal e Nico Williams, divenuti icone a 17 e 21 anni. Il presente è di Rodri, il migliore giocatore del torneo ma il futuro è loro: i figli della Spagna diversa, multiculturale, gli eroi della favola sportiva che sbaraglia il razzismo.
Dopo l'epico viaggio di 45 giorni in terra tedesca, il gruppo di Luis de la Fuente si è fatto squadra, "da una nazionale abbiamo costruito una famiglia", dice il capitano Alvaro Morata, in partenza per il Milan. "Questa generazione può fare storia, ha davanti un percorso molto lungo - ha assicurato a Rtve l'artefice De la Fuente -, per l'illusione che ha suscitato la nazionale. Ci siamo riusciti e si può continuare a crescere: questi calciatori non si stancano di migliorare e di cercare la vittoria". Non solo le punte, ma anche la sala macchina del centrocampo, che alterna veterani come Rodrigo e Fabian Ruitz, 28enni, con giovanissimi come Pedri e Fermin, di 21 anni, Alex Baena, di 22, Gavi (che ha saltato gli Europei perché infortunato) di 19, è ben oleata e punta con appetito ai Mondiali 2026. Ma sono Nico e Lamine la magia del gruppo.
Verticalità e controllo del gioco sulle fasce, divenuti subito imprescindibili. "E' l'elemento diverso di questa nazionale: avere due estremi così potenti", parola di Vicente del Bosque, ct del Mondiale 2010 e di Euro 2012. Un' immagine fresca e sorridente, di chi gioca e si diverte, tenendo i piedi saldi sul suolo. Buoni non solo per combattere i pregiudizi contro i minori immigrati, agitati dall'ultradestra. Ma anche per dare nuova linfa a una seleccion oscurata dagli scandali della gestione federale di Luis Rubiales o dall' inchiesta sulla presunta corruzione arbitrale del 'caso Negreira'.
Lamine, che ha battuto tutti i record di talento precoce nella nazionale, con Nico condivide amicizia, terreno di gioco, partite di playstation, valori e storie di superamento dei genitori emigrati dall'Africa. Una delle immagini più emozionanti è stato vederlo celebrare in un mare di confetti il trofeo europeo con il fratellino sulle gambe e una bandiera blu con croce granata avvolta alla cintura, che non era quella blaugrana del Barcellona. Ma della sua Rocafonda, quartiere periferico di Matarò che non manca di omaggiare con ogni rete messa a segno.
"Campeones, campeones, olé, olè ,olè'!" oppure 'Dame alegria con tu cuerpo Curcurela'', i cori intonati dalle centinaia di tifosi che hanno accolto l'arrivo dei calciatori a Barajas. Gli stessi che risuonano al passaggio del bus rosso con gli 'eroi' lungo il percorso che li porta alla Zarzuela, dove li attendono Felipe e Letizia, con l'erede al trono Leonor e l'infanta Sofia con indosso l'immancabile 'camiceta' della Roja. "Grazie per i vostri sforzi, per il modo in cui giocate, non solo tecnicamente, ma con gioia e vitalità", dice Re. Che riceve in cambio una maglia col fatidico numero 4 e la scritta 'Reyes d'Europa'.
La fermata successiva è al Palazzo della Moncloa, dove il 'dream team' è ricevuto dal premier Pedro Sanchez e dalla ministra dello Sport e portavoce, Pilar Alegria. Sanchez esalta "l'orgoglio" per la nazionale che "rappresenta la diversità propria della nostra società". "Grazie per aver dato la migliore versione della Spagna, è straordinario il risultato ottenuto, il calcio trasmette molti valori ma il più rilevante è lo spirito di squadra", sottolinea ancora.
La fiesta infinita proseguirà con la 'rua' d'onore e i balli scatenati sul bus scoperto per le strade della capitale. Per culminare in plaza Cibeles, tinta di rosso da migliaia di 'inchas' accalcati e accalorati per celebrare i campioni d'Europa al cospetto della dea protettrice, cui sarà consacrata la vittoria. Aspettando la prossima. (ANSA).