(di Francesco De Filippo)
(ANSA) - TRIESTE, 22 APR - PIETRO SPIRITO, GENTE DI TRIESTE
(Editori Laterza; pp.244; 18 euro)
La storia la scrivono i vincitori.
Autentico studioso, lo fa gratuitamente e nemmeno per vanità di
fama: per lui nessun lascito proiettato dal passato. Dai
cassetti del 'deja veçu' estrae personaggi dalle imprese
mirabolanti, come Glauco Gaber che nel dicembre 1948 con un
manipolo di argonauti salpò dal Molo Audace su una scialuppa di
salvataggio riadattata, armata di motorino e vela, per attirare
l'attenzione su Trieste, ostaggio delle diplomazie
internazionali. Approdarono in Brasile nel settembre 1949
diventando eroi semidivini in tutta l'America Latina. In Italia
li avevano dimenticati già prima che rientrassero.
L'alpinista Felice Benuzzi fu fatto prigioniero degli inglesi in
Etiopia e portato al campo 354 a Nanyuki (Kenya), da dove poteva
vedere il Monte Kenya, che desiderava scalare. Con due compagni
nel gennaio 1943 fugge dal campo, arriva alle pendici e comincia
la salita. Non raggiungerà la vetta più alta, Batian, a 5.199
metri di altezza, dovrà accontentarsi della seconda, Punta
Lenana, 4.985! Missione compiuta: i tre riscendono e rientrano
segretamente al campo. Scoperti, dovranno scontare 28 giorni di
isolamento. E' tale però la beffa che la notizia fa il giro del
mondo.
Esploratori, avventurieri hanno in comune una coraggiosa
faciloneria, alla Brancaleone con obiettivi ambiziosi, spesso
raggiunti. Mitologica è la figura di Paolo Universo che, giunto
a un passo dal diventare campione di atletica, non si presentò
alla gara; studiò ma rifiutò di laurearsi, compose poesie e non
le pubblicò. Per non parlare della dotata pittrice Alice
Zeriali.
Il repertorio di Spirito include anche chi ce l'ha fatta,
quelli che - tenacia sovrumana, indole ispirata o straordinario
talento - non sono arretrati mai di un millimetro. Osiride
Brovedani, nato povero, fece fortuna vendendo in tutta Italia la
pasta Fissan; l'ex orfanello e profugo istriano Primo Rovis
divenne uno degli uomini più ricchi d'Italia grazie al caffè (e
fu grande benefattore). Una bevanda che fu (ed è) la fortuna
della oculata famiglia Illy, degli Hausbrandt mentre gli Stock
predilessero il brandy.
Trieste fa da sfondo: è filosofia, stile, lama sottile
infilzata nel petto. Una città "capace di attrarre vite
sbagliate come una calamita", di triturarle e restituirle "nella
loro più sublime essenza"; "inafferrabile e sfaccettata" che si
sublima in Umberto Saba - grande poeta, pessimo uomo - o in
Italo Svevo, e la sua "meravigliosa insensatezza della vita".
Spirito gigioneggia come un novello Svevo, si lascia schiacciare
nel continuo confronto con la compagna E.B.. E il mettere in
mostra una propria debolezza, il mettersi alla berlina, è al
contempo una denuncia e un farsi personaggio. A pag.16 una
citazione del filosofo spagnolo George Santayana rivela: "Tutti
abbiamo un'essenza lirica, un'esistenza comica e un destino
tragico". (ANSA).
Libri: Trieste raccontata attraverso i suoi protagonisti
Pietro Spirito e la sua città calamitante e straordinaria