(di Francesco De Filippo)
(ANSA) - TRIESTE, 03 DIC - PIER PAOLO GRATTON, NON LASCIATEMI
SOLO (Forum, pp.350, euro 24)
"Non ho chiesto niente! Perché proprio a me?" Fu questa la
maldisposta reazione di don Pietro Cocolin alla notizia che
sarebbe stato consacrato vescovo.
Secondo il teologo e saggista Andrea Bellavite che firma
l'introduzione, il "libro colma una lacuna" essendo la prima
biografia del prete di Saciletto di Ruda (Udine) che ebbe
ordinazione sacerdotale nel 1944 e dopo 23 anni divenne vescovo:
buono, "umanamente solo, che ha amato tutti coloro che ha
incontrato", lo descrive. Più complesso Gratton: "Alle speranze
avanzate da tutti il giorno della sua nomina non hanno fatto
riscontro i fatti". Non per sua responsabilità ma "perché
lasciato solo".
L'elenco stilato da Gratton è paralizzante: ha avuto "enormi
difficoltà nell'applicare le direttrici riformatrici del
Concilio; ha incontrato avversità nella scelta missionaria della
diocesi; ferocemente è stato criticato quando ha istituito la
parrocchia personale a favore dei fedeli di lingua slava; il
Presbiterio gli fu contro quando propose alla sua Chiesa di
convocare un sinodo per affrontare le questioni più scottanti;
fu osteggiato dal ceto più conservatore per le aperture al mondo
del lavoro; infine, tanti compagni di studi non lo ritenevano
all'altezza del ruolo". E tuttavia, se non fosse morto
prematuramente, Cocolin sarebbe riuscito a cambiare il volto
della diocesi. Per l'autore il libro vuole ricostruire l'opera
del vescovo e collocarla nel panorama dei grandi protagonisti
della storia religiosa nel '900 in Friuli, e vuole saldare un
debito morale contratto venti anni prima con don Silvano, nipote
di Cocolin, che gli donò i diari del vescovo.
Il contesto storico nel quale operò monsignor Cocolin fu
complesso: negli Usa era presidente John Kennedy e e la chiesa
cattolica affrontava "il più grande sforzo di adeguamento al
tempo presente di tutta la sua storia, il Concilio Vaticano II
(1962-65)", ricorda Bellavite. Nella Bassa friulana per la prima
volta dopo secoli con il boom economico la vita cambiava;
apparvero qui sacerdoti intellettuali che elevarono il livello
culturale dei parrocchiani, spesso "divenendo capipopolo per
difendere la gente dai soprusi di ricchi e padroni". Cocolin non
era uno di questi, apparteneva al cattolicesimo con la
Democrazia cristiana e non al mondo operaio a marca Pci ma la
sua idea di egualitarismo era forte e autentica, come dimostrano
gli sforzi per le missioni in Africa.
Conclude Bellavite che forse è giunto il momento di
"convocare un nuovo Concilio per con-fondersi con il mondo. E'
tempo di fare una considerazione sull'obbligo celibatario e del
divieto di ordinare le donne". (ANSA).
Libri: Cocolin, il parroco che non voleva diventare vescovo
Una documentata monografia del giornalista Gratton