Friuli Venezia Giulia

Italiani e pachistani insieme in tante storie di vita

Un progetto editoriale per raccontarsi e conoscersi

Redazione Ansa

(ANSA) - TRIESTE, 06 DIC - STORIE DA STEREOTIPI. TUTTI SORRIDONO NELLA STESSA LINGUA a cura di Emily Menguzzato (Bora. La; 80 pag.; euro 15). Ragazzi e ragazze italiani e pachistani si incontrano in una comunità di pratica interculturale di Trieste, si conoscono e scrivono ciascuna e ciascuno brevi racconti sulla loro storia. Ne nasce un breve libro - curato dalla formatrice Emily Menguzzato e progettato da Ilaria Margherita con la mediazione di Ai Mudassar - di otto esistenze (cinque di ragazze, tre di ragazzi) con alle spalle storie terribili o comunque difficili.
    Sono le storie di chi ha affrontato a piedi l'interminabile e pericolosissimo viaggio dal Pakistan fino a Trieste, con tappe in Iran, in Turchia per riprendere fiato e lavorare per garantirsi il denaro sufficiente fino alla tappa successiva.
    Trieste è il terminal della cosiddetta "rotta balcanica", finalmente in Italia, nella speranza di poter restare o magari proseguire per altri Paesi europei.
    Storie note ma che non saziano mai, che offrono sempre nuove prospettive, che dovrebbero metterci di fronte a valori dimenticati o volutamente accantonati. Così Baqar Alì racconta l'emozione che gli impedisce di dormire per 48 ore in vista del viaggio di ritorno in Pakistan, il primo da quando ha ottenuto il permesso di soggiorno. Aveva 14 anni quando cominciò il viaggio di andata, da solo, durato tre anni, ora, dopo altri quattro, tornava a riabbracciare la famiglia. Shahzaib Ali invece ha una sfrenata passione per la lettura, ha cominciato prendendo in prestito dalla biblioteca i libri per bambini per iniziare a imparare l'italiano. Adil Hussain si reputa fortunato: si alza alle 4, prende la corriera da Trieste a Monfalcone alle 5:40, inizia a lavorare in cantiere alle 6 e finisce alle 16 dopo due pause di 15 e di 30 minuti. Rientra a casa intorno alle 19, fa una doccia, cena e va a dormire. E' assunto a tempo indeterminato ma non ha più una casa e questo potrebbe metterlo seriamente in difficoltà, nonostante abbia un regolare permesso di soggiorno. Chiara Stella Lorenzi il suo viaggio lo ha dovuto fare interiormente, rinunciando alle sue passioni e affrontando caparbiamente varie sventure; ha dovuto assistere la mamma gravemente malata fino alla fine.
    Se davvero tutti sorridono nella stessa lingua, e ne abbiamo consapevolezza, forse smetteremo di avere paura e di costruire steccati tra un "noi" e un "loro". O, almeno, li costruiremo più bassi. (ANSA).
   

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