(ANSA) - TRIESTE, 13 DIC - "Mi fa male la disinvoltura con
cui si inneggia al suicidio assistito come a una conquista, come
a un progresso. Io penso che il vero progresso sia una società
nella quale si condividono gioie e fatiche.
"Insieme ci si aiuta anche dentro gli anfratti opachi, come
sono certe malattie", aggiunge Trevisi. "Affido Anna al Signore.
Noi crediamo nel Dio della vita e a Lui affidiamo tutti i nostri
defunti e pure i nostri malati, nella loro fatica di sopportare
il dolore fisico (per il quale non sempre sono a disposizione le
cure palliative che potrebbero essere di grande aiuto) e la
sofferenza per la propria inabilità, per il dare senso alla
propria condizione di grave disabilità, dell'aspettare una morte
che pare tardare e accrescere l'angoscia".
"Già abbiamo avuto modo - osserva - come vescovi del
Triveneto, di esprimere la nostra riflessione sul suicidio
assistito e sulla pressione politica e massmediale a favore
dell'eutanasia. E pure i dubbi sulla corretta interpretazione e
applicazione della sentenza 242/2019 della Corte costituzionale.
Ma di fronte al mistero della morte ora è meglio il silenzio e
la preghiera. In essi viene da domandarci se come società e come
comunità cristiana stiamo facendo abbastanza - conclude - per
accompagnare i malati gravi o se li induciamo a sentirsi un
peso, uno scarto, un costo economico". (ANSA).
Vescovo Trieste, fa male la disinvoltura sul suicidio assistito
'Affido Anna al Signore, ora è il tempo di silenzio e preghiere'