Friuli Venezia Giulia

La più antica mappa celeste incisa su una pietra del Carso

Trovata vicino a Trieste, avrebbe almeno 2.400 anni

L’archeologo Federico Bernardini e l’astronomo Paolo Molaro con la pietra su cui sarebbe incisa la più antica mappa celeste (fonte: Inaf)

Redazione Ansa

(ANSA) - MILANO, 30 DIC - Trovata nel Carso triestino una pietra circolare con 29 incisioni che potrebbe rappresentare la mappa celeste più antica al mondo: di almeno 2.400 anni fa, raffigurerebbe le stelle dello Scorpione, Orione, Pleiadi e Cassiopeia, oltre che una supernova 'fallita' in un punto del cielo dove oggi potrebbe nascondersi un buco nero. A suggerirlo è lo studio pubblicato sulla rivista Astronomische Nachrichten (la più antica d'astronomia ancora attiva) dall'astronomo Paolo Molaro (Istituto Nazionale Astrofisica di Trieste) e dall'archeologo Federico Bernardini, (Università Ca' Foscari di Venezia).
    I due esperti hanno iniziato a collaborare un paio di anni fa, dopo che all'ingresso del Castelliere di Rupinpiccolo furono trovate due grosse pietre circolari, con diametro di 50 centimetri e spessore di 30, risalenti a un'epoca compresa fra 1800 a.C. e 400 a.C.. Una pietra, a parte il taglio circolare, non ha altre tracce di lavorazione e potrebbe essere il Sole; l'altra potrebbe essere la più antica mappa celeste mai scoperta. Sui due lati della superficie ci sono 29 incisioni distribuite in modo irregolare ma con orientazione comune, come incisi dalla stessa persona, con un martello e un rudimentale scalpello di metallo con punta da 6-7 mm. Uno strumento in bronzo compatibile fu trovato a qualche chilometro, nel Castelliere di Elleri, ed è conservato al Museo archeologico di Muggia.
    Grazie alle simulazioni fatte con un software che ricostruisce la volta celeste del passato, i ricercatori hanno trovato una sovrapposizione statisticamente significativa tra 28 dei segni incisi nella pietra e le stelle dello Scorpione, Orione, Pleiadi e Cassiopeia. Per il 29/mo segno gli studiosi ipotizzano una 'supernova fallita', che gli astronomi chiamano transienti perché compaiono e poi scompaiono. Se così fosse, lì oggi potrebbe esserci un buco nero.
    Tra le domande senza risposta c'è chi potrebbe avere inciso la pietra. Degli abitanti che vivevano in quel periodo nel Castelliere si sa che non conoscevano la scrittura. Se quella fosse una mappa celeste, dimostrerebbe una sorprendente curiosità per l'astronomia già nell'Europa protostorica.
    La rappresentazione del cielo notturno più antica a oggi conosciuta, per gli esperti di Inaf, è forse il disco di Nebra, del 1600 a.C. circa. (ANSA).
   

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