Friuli Venezia Giulia

Crepaldi (SISSA), con Neuralink non vedo una rivoluzione

Neuroscienziato cognitivo: "Cautela, attendiamo pubblicazioni"

Redazione Ansa

(ANSA) - TRIESTE, 30 GEN - "Non vedo ingredienti per la rivoluzione del mondo, vedo piuttosto ingredienti per un po' di progresso tecnologico, che certamente può fare del bene a un gruppo di persone, e ben venga, a patto però che la ricerca ritorni nell' alveo delle regole della scienza, cioè all'interno della comunità scientifica" dove ci sono checks e pubblicazioni, tra gli 'amici critici'", garanzia di controllo che la finalità sia il bene comune. E' il commento di Davide Crepaldi, professore alla SISSA, dove coordina il gruppo di Neuroscienze Cognitive, alle notizie sul Neuralink di Elon Musk.
    Dunque, "cautela. Senza pubblicazioni ogni valutazione è prematura". Resta la preoccupazione per una "ricerca in mano a un multimiliardario che ha pochissimi checks e soldi pressoché illimitati. Sarebbe meglio se questi studi fossero sotto il controllo di una comunità più ampia e con fondi pubblici", insiste Crepaldi.
    Lo scienziato, dalle poche righe pubblicate su X sul caso, ricava che "non si tratti di una nuova scoperta: noi già in modo molto routinario usiamo algoritmi di decode". Vale a dire fornire a una rete neurale i dati che si raccolgono sul cervello con elettrodi applicati sullo scalpo, e la si allena a imparare, ad esempio distinguere visi da campi fioriti. La rete neurale impara la differenza", spiega Crepaldi. "Leggere le 'intenzioni' del cervello non è difficilissimo ma un conto è capire se stai vedendo volti o un campo fiorito, un'altra è se stai pensando di premere il bottone tre e c'è un piccolo robot che lo schiaccia".
    La seconda valutazione è che dalle scarse notizie diffuse, "non si può capire granché del chip: il cervello è una macchina estremamente parallela, cioè tanti neuroni che fanno conti nello stesso momento. La difficoltà non è leggere i singoli canali che si registrano ma capire il comportamento emergente della rete, mettere insieme queste migliaia di processori che operano in parallelo e capire cosa stiano cercando di fare". In altre parole, sembra che "questo chip raccolga una quantità di informazioni limitata" Cioè, "se bisogna fare il numero di telefono della mamma, ok, ma per dare interazione con un device elettronico a chi è paralizzato, come facciamo noi, il salto è enorme". (ANSA).
   

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