(di Francesco De Filippo)
(ANSA) - TRIESTE, 14 APR - LUCA DE FIORE, SUL PUBBLICARE IN
MEDICINA (IL PENSIERO SCIENTIFICO EDITORE; PP.182; 18 EURO) "Non
possiamo permetterci di rinunciare a credere che una rivoluzione
sia possibile".
Indica sei idee per ristrutturare un settore di cui rivela
pressioni lobbistiche, sciatteria
e manager senza scrupoli al posto di esperti e di editori
responsabili. La scrupolosa cultura anglosassone è stata
spazzata via e i valori superstiti sono denaro e pubblicazioni.
Al vertice della Pensiero Scientifico Editore, quindi
dall'interno, De Fiore analizza ogni aspetto di questo mondo,
"appoggiandosi sulle spalle di giganti" come Richard Smith, ex
redattore capo del British Medical Journal (BMJ) autore del
libro cult sull'editoria scientifica che firma una illuminante
"Presentazione".
Il denaro. Son finiti i tempi in cui, come disse un editor
inglese, "il profitto ideale è un cent all'anno" cioè non andare
in perdita e investire tutto per le migliori riviste. Oggi l'
editoria scientifica sviluppa un fatturato di 30 miliardi di
dollari (il 40% negli Usa) conta duemila editori e tecnici di
cui il 60% è costituito da editori commerciali a scopo di lucro,
e solo il 10 dalle university press anglosassoni di cui il
famoso cent di guadagno.
Le pubblicazioni. I periodici del settore sono 36mila (di cui
13mila non più attivi ma i cui contenuti sono accessibili). Nel
2022 sono stati pubblicati 5,14 milioni di articoli: una
infodemia per il dg di Oms, Tedros Ghebreyesus, eccesso di
informazioni. Nel novembre 2020 sul Covid-19 è stato pubblicato
un articolo ogni tre minuti. Nel 2006 un direttore di istituto
di ricerca firmò un articolo ogni 4 giorni! Considerando che un
ricercatore impiega 100 ore per scrivere un articolo
scientifico...
Si pubblica (inutilmente) così tanto "per alimentare i
curricula dei professionisti" a fini di carriera, dice De Fiore.
Più articoli, più punteggio. Higgs - quello del bosone, per
intenderci - disse che avendo pubblicato poco era una "vergogna"
per il suo dipartimento, oggi non troverebbe lavoro nel mondo
accademico. Ma ciò che preoccupa è il cambio di ruolo: case
editrici e riviste accademiche non sono più al servizio di chi
legge ma di chi scrive. Si spezzettano (salami slicing) le
ricerche così da pubblicare più articoli sullo stesso tema; non
c'è tempo per attendere i mesi che le buone riviste impiegano
per valutare un lavoro, allora da un lato queste si moltiplicano
in sotto segmenti, dall'altro si pubblica a pagamento (da 150 a
9.900 dollari) su riviste minori e spregiudicate. Poi si
saccheggiano i dati in rete grazie all' open access, si
intessono insane relazioni con industrie del settore. Il 70% dei
ricercatori con sede in Europa afferma di essere stato coinvolto
negli ultimi tre anni in progetti che riportavano autori che non
avevano contribuito in modo sufficiente al lavoro. Per Di Fiore
occorre rivedere anche le regole della (costosa) peer review
(revisione tra pari) e dell'impact factor. Senza contare paper
mill (articoli fabbricati), predatory journal (riviste
predatorie) e, infine, tutte le incognite dell'intelligenza
artificiale. (ANSA).
C'era un tempo la seria editoria scientifica anglosassone
De Fiore, editore e autore demolisce il settore in cui opera