Friuli Venezia Giulia

Tumori, 99% seno e 92% colon guarisce con diagnosi precoce

Per cancro in stadio 1 per la guarigione basta un anno

Redazione Ansa

(ANSA) - ROMA, 16 APR - Il 99% delle donne che riceve una diagnosi di cancro al seno in fase iniziale (stadio I) guarisce dalla malattia. Lo stesso vale per il 92% delle persone che scopre un tumore del colon-retto in stadio I. A confermare l'importanza della diagnosi precoce in oncologia è lo studio italiano pubblicato sull'International Journal of Cancer, che, inoltre, aggiunge un ulteriore tassello: quanto più la diagnosi è tempestiva, tanto più in fretta il paziente può dirsi guarito.
    Lo studio, coordinato dal Centro di Riferimento Oncologico di Aviano Irccs e dall'Azienda Zero della Regione Veneto, ha analizzato i dati di 31 registri tumori italiani concentrandosi sui due tumori più frequenti in Italia: quello della mammella e quello del colon-retto.
    "Dallo studio è emerso che, al momento della diagnosi, la probabilità di guarire delle donne con tumori della mammella passa dal 99% per le diagnosi fatte al primo stadio (che rappresentano oltre la metà delle diagnosi) al 36% quando la malattia si presenta in stadi più avanzati (circa il 10% delle pazienti)", dice Luigino Dal Maso, dirigente statistico dell'Epidemiologia oncologica del Centro di Riferimento Oncologico e coordinatore dello studio. Per il cancro del colon-retto si passa dal 92% di probabilità di guarigione allo stadio I al 34% se la diagnosi arriva nello stadio III o IV.
    Altro elemento indagato dallo studio è quanto tempo deve passare dal momento della diagnosi prima che il rischio di morire per il tumore diventi trascurabile. In media servono in media circa 10 anni, ma con grandi differenze a seconda dell'età e dello stadio alla diagnosi. In particolare, se la diagnosi avviene in stadio I (e per il seno anche in stadio II) per la guarigione è sufficiente un anno. Attenzione, però, avverte Silvia Francisci, ricercatrice dell'Istituto Superiore di Sanità tra le autrici dello studio, questo "non va inteso come un tempo che, una volta raggiunto, non necessiti più di sorveglianza o raccomandazioni suggerite dai medici curanti". (ANSA).
   

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