(ANSA) - TRIESTE, 12 GIU - "I buchi neri affascinano le
persone perché tutti sono rapiti dall'idea di un punto di non
ritorno oltre il quale ci si dirige verso l'ignoto in modo
irreversibile". Ma questo è un approccio suggestivo al tema dei
buchi neri, che invece sono anche tante altre cose.
E' il pensiero di Edward Witten, dell'Institute for Advanced
Study di Princeton, ritenuto il più grande fisico teorico
vivente e vincitore della Medaglia Fields 1990, considerato
anche uno degli uomini più intelligenti del pianeta.
Witten è intervenuto a margine del Colloquium Sciama della
Sissa, oggi sul tema "Black Hole Thermodynamics: Then and Now".
Nel suo discorso Witten ha spiegato "il concetto base della
termodinamica dei buchi neri: la grande scoperta di Stephen
Hawking che, a livello quantistico, un buco nero non è
completamente nero, ma emette radiazione termica". Per lo
scienziato, tuttavia, "la fisica moderna è affascinante in molti
modi: pensiamo alla meccanica quantistica o alla concezione
einsteiniana dello spaziotempo curvo". Per Witten, il quale ha
sottolineato che "per la fisica teorica ci sono molte domande
aperte", la "grande sfida, ovviamente, è riconciliare
completamente la gravità, la concezione della gravità di
Einstein, con la meccanica quantistica".
Il grande fisico nel suo programma ha anche la partecipazione
a String-Math 2024, convegno sulla teoria delle stringhe
organizzato da Ictp, con Sissa, Igap e Infn, e in corso fino al
14 giugno all'Ictp. Il Colloquium Sciama, è intitolato alla
memoria di Dennis Sciama, uno dei cosmologi più importanti del
XX secolo e per molti anni un pilastro dell'area di astrofisica
della Sissa. Edward Witten, statunitense, è celebrato per i suoi
contributi rivoluzionari alla teoria delle stringhe, alla teoria
quantistica dei campi topologici e ad altre aree della fisica
matematica. Tra i suoi numerosi altri riconoscimenti ci sono la
Medaglia Dirac, la Medaglia Lorentz e il Breakthrough Prize.
(ANSA).
Witten, dei buchi neri affascina l'ignoto in modo irreversibile
Il più grande fisico, da lì 'progressi in fisica fondamentale'