Friuli Venezia Giulia

Teologo contro l'irragionevole accanimento terapeutico

Apertura di mons.Malnati ma non a eutanasia e suicidio assistito

Redazione Ansa

(ANSA) - TRIESTE, 19 AGO - "La teologia morale cattolica sottolinea la propria perplessità e negatività sia nei confronti dell'eutanasia che del suicidio assistito, ma anche di una irragionevole medicina dell'accanimento terapeutico". Lo precisa il teologo mons. Ettore Malnati intervenendo nel dibattito sul fine vita, rifacendosi alle aperture sul tema contenute nel "Piccolo lessico del fine vita" edito "con l'approvazione di Papa Francesco dalla Pontificia Accademia per la Vita (PAV) e pubblicato dalla Libreria Editrice Vaticana".
    "Ciò che si deve chiedere a medici e familiari - scrive mons.
    Malnati - è di accompagnare dignitosamente i propri cari alla conclusione di questa esistenza viatoria avvalendosi anche della terapia del dolore e della vicinanza ricca di umanità senza 'focalizzarsi su singole funzioni - come sottolinea il Piccolo lessico - dell'organismo piuttosto che sul bene complessivo della persona'". Il teologo ricorda che "nutrizione e idratazione artificiale" sono trattamenti sanitari e non accanimento. Però, i casi vanno valutati singolarmente "in rapporto alla situazione del paziente e quindi potrebbero essere anche interrotti con l'assenso del paziente (anche rilasciato con le disposizioni anticipate di trattamento)". Si tratterebbe di "una scelta di libera coscienza che non andrebbe a convalidare la tesi del suicidio assistito, ma solo la non accettazione dell'accanimento terapeutico", distingue mons.
    Malnati. Che precisa: "Se questa valutazione fosse seriamente e serenamente considerata nella bioetica quale tutela della dignità del morire, ci si potrebbe pensare. Ma se questa interruzione venisse applicata in un paziente non in situazione terminale, ciò andrebbe contro la tutela della vita del paziente anche se il suo organismo fisico fosse 'impedito'". Mons.Malnati nelle sue considerazioni parte dal cartesiano "cogito ergo sum" e dal presupposto che "ogni vita meriti concreta attenzione e rispetto" ma è necessario capire eticamente "sin dove è lecito spingersi nei confronti di una decisione di coscienza da parte dei soggetti individui, dei loro familiari e della stessa Società civile". (ANSA).
   

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