(ANSA) - TRIESTE, 19 AGO - "La teologia morale cattolica
sottolinea la propria perplessità e negatività sia nei confronti
dell'eutanasia che del suicidio assistito, ma anche di una
irragionevole medicina dell'accanimento terapeutico". Lo precisa
il teologo mons.
"Ciò che si deve chiedere a medici e familiari - scrive mons.
Malnati - è di accompagnare dignitosamente i propri cari alla
conclusione di questa esistenza viatoria avvalendosi anche della
terapia del dolore e della vicinanza ricca di umanità senza
'focalizzarsi su singole funzioni - come sottolinea il Piccolo
lessico - dell'organismo piuttosto che sul bene complessivo
della persona'". Il teologo ricorda che "nutrizione e
idratazione artificiale" sono trattamenti sanitari e non
accanimento. Però, i casi vanno valutati singolarmente "in
rapporto alla situazione del paziente e quindi potrebbero essere
anche interrotti con l'assenso del paziente (anche rilasciato
con le disposizioni anticipate di trattamento)". Si tratterebbe
di "una scelta di libera coscienza che non andrebbe a
convalidare la tesi del suicidio assistito, ma solo la non
accettazione dell'accanimento terapeutico", distingue mons.
Malnati. Che precisa: "Se questa valutazione fosse seriamente e
serenamente considerata nella bioetica quale tutela della
dignità del morire, ci si potrebbe pensare. Ma se questa
interruzione venisse applicata in un paziente non in situazione
terminale, ciò andrebbe contro la tutela della vita del paziente
anche se il suo organismo fisico fosse 'impedito'". Mons.Malnati
nelle sue considerazioni parte dal cartesiano "cogito ergo sum"
e dal presupposto che "ogni vita meriti concreta attenzione e
rispetto" ma è necessario capire eticamente "sin dove è lecito
spingersi nei confronti di una decisione di coscienza da parte
dei soggetti individui, dei loro familiari e della stessa
Società civile". (ANSA).
Teologo contro l'irragionevole accanimento terapeutico
Apertura di mons.Malnati ma non a eutanasia e suicidio assistito