Friuli Venezia Giulia

I Figli della Notte, la distopia di un mondo in sfacelo

L'ultimo libro di Andrea Appetito

Redazione Ansa

(di Francesco De Filippo) (ANSA) - TRIESTE, 02 NOV - ANDREA APPETITO, I FIGLI DELLA NOTTE (Lamantica edizioni; pp. 260, euro 20) Ai bordi, molto lontano da una società distopica e delirante, con bande di assassini che imperversano nelle periferie della città e una natura inquinata e tossica, vive seminascosta una minuscola comunità di bambini e ragazzi che miracolosamente si è messa in salvo dal tritacarne consumistico e folle della città. "I Figli della Notte" di Andrea Appetito è un libro metafora dei giorni nostri, ricco di simbolismi e riferimenti alle affollate e violente megalopoli, e alla perdita di valori.
    A molti giorni di cammino dalla città e dal Grande Acquario che vi si trova al centro, ci sono dune incontaminate e mare pulito dove vive la piccola comunità. Tutti i componenti si relazionano tra loro come se fossero fratelli e sorelle, non per consanguineità ma per scelte di vita. Il gruppo vive in un luogo lontano dallo spaventoso inquinamento prodotto dalla metropoli, anche se poco lontano finiscono per arrivare, portati dalla corrente del vicino fiume o dallo stesso mare, oggetti, plastiche, rifiuti di ogni sorta che gli adolescenti riciclano per rendere meno dura la vita quotidiana, priva di ogni comfort.
    In questa semplicità esistenziale, i fuggitivi ritrovano sentimenti autentici, riescono nel miracolo di restituire un senso alla vita. Con, perfino, un grande e quasi irraggiungibile obiettivo, che sembra più un fine o un destino: arrembare una gigantesca e invincibile nave attrezzata a carcere ancorata proprio davanti, poco lontano. Accomuna tutti questa sorta di guerra - più ideale che concreta per disparità di mezzi - che la leader della comunità porta avanti tra ciclici tentativi, convinta che nella nave sia rinchiuso suo padre, che non ha mai visto. Una convinzione che sembra più maturata nella giovane per dare un senso alla vita che non perché fondata su plausibili ragioni.
    Qualunque cosa rappresenti la nave - il libro è ricco di simbolismi - essa stessa è un gigante dai piedi di argilla: il comandante fa uso di propanololo per cancellare ogni ricordo, e infine lui e tutto l'equipaggio di carcerieri vengono dimenticati e abbandonati dalle autorità, in una soluzione senza speranza.
    Ma qualcosa, e non solo lo spirito dei "Figli della Notte" resterà, ad ammonimento di una specie - quella umana - che precipita verso l'autodistruzione. Qualcosa che ricorda "Il signore delle mosche" di William Golding e "Fahrenheit 451" di Ray Bradbury. (ANSA).
   

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