(ANSA) - TRIESTE, 19 DIC - Il Tribunale di Trieste ha
condannato l'Azienda sanitaria universitaria giuliano isontina
"per il mancato rispetto delle decisioni di un paziente,
rappresentato dalla figlia, sua amministratrice di sostegno", il
quale aveva esercitato il diritto a rifiutare le cure anche se
salvavita. Lo rende noto l'associazione Luca Coscioni.
Il caso - riporta la nota - riguarda Claudio de' Manzano, 84
anni, colpito da ictus nel dicembre 2018. "Ricoverato presso la
Stroke Unit dell'Ospedale di Cattinara di Trieste, è rimasto
gravemente leso nella parte destra del corpo, non riusciva a
parlare, a mangiare né a bere autonomamente ed era nutrito e
idratato artificialmente. de' Manzano aveva espresso con
chiarezza la volontà di non proseguire trattamenti sanitari.
Nonostante tale volontà fosse stata ribadita dalla figlia, Asugi
ha continuato a somministrare cure non volute e ha opposto
resistenza alla richiesta di sospensione delle stesse e di
dimissioni del paziente negando così il suo trasferimento presso
altra struttura".
La sentenza ha riconosciuto "la violazione da parte di Asugi
del diritto costituzionale all'autodeterminazione in ambito
terapeutico" e ha condannato l'azienda al risarcimento dei danni
patiti per 25mila euro.
"Il presidente Fedriga chieda scusa a nome della Regione e si
adoperi affinché nulla del genere si ripeta in futuro -
affermano Marco Cappato e Filomena Gallo, rispettivamente
tesoriere e segretaria nazionale dell'associazione Coscioni -
questa decisione rappresenta un trionfo per i diritti di
qualsiasi cittadina o cittadino nella scelta di come affrontare
le fasi finali della propria vita". La decisione del tribunale
di Trieste, fa loro eco Giovanna Augusta de' Manzano, figlia di
Claudio, "rende giustizia anche a tutti coloro che
quotidianamente non vengono rispettati nelle loro ultime volontà
sanitarie". (ANSA).
Fine vita, 'Asl Trieste condannata per cure non volute'
Paziente colpito da ictus. Ass. Coscioni, 'Fedriga chieda scusa'