Il boss Ernesto Diotallevi e Giovanni De Carlo sono ritenuti referenti di Cosa Nostra nella capitale e per questo sono indagati dalla procura di Roma per associazione a delinquere di stampo mafioso nell'ambito dell'inchiesta Mafia Capitale. Riscontri sul ruolo di Diotallevi e di De Carlo emergono anche da un'intercettazione del 2012. La circostanza emerge in un decreto di autorizzazione di intercettazioni telefoniche nel quale Diotallevi, in passato accusato, ma poi assolto, di aver fatto parte della Banda della Magliana, viene indicato come appartenente a Cosa Nostra dal collaboratore Salvatore Cancemi che "riferisce anche in merito ai suoi rapporti con Pippo Calò". Degli stessi rapporti - si legge nella richiesta della procura nell'ambito dell'inchiesta Mafia Capitale- riferisce anche Francesco Marino Mannoia.
Ex poliziotto, Carminati ingaggiato da Servizi
"C'erano due figure al soldo e permanentemente ingaggiati dai servizi segreti: Carmine Fasciani e Massimo Carminati e questa era una situazione che sapevano in tanti". Queste le parole di Gaetano Pascale, ex poliziotto della squadra mobile di Roma che, ai microfoni di Sky Tg24, intervistato assieme a un altro ex poliziotto, Piero Fierro, è tornato a parlare dell'inchiesta Mafia Capitale, di cui entrambi hanno già dichiarato di essere a conoscenza dal 2003. Come rivela il servizio dell'emittente, dei contatti tra Carminati e i servizi segreti si parla nell'ordinanza firmata dal Gip, Flavia Costantini su richiesta dei pm Giuseppe Cascini, Paolo Ielo e Luca Testaroli dove a pagina 2 c'è scritto: "Massimo Carminati mantiene rapporti con gli esponenti delle altre organizzazioni criminali operanti su Roma nonché con esponenti del mondo politico, istituzionale, finanziario con appartenenti alle forze dell'ordine e ai servizi segreti". "Sul territorio c'era la presenza costante di rappresentanti, di uomini dei servizi segreti - ha proseguito Pascale - che gestivano, o meglio consentivano a questi figuri di lavorare in maniera indisturbata pur di dare in cambio determinate informazioni. Questo era il sistema".
Il sindaco Marino: "Con noi gli affari sono finiti. Si vergognino e se ne vadano da questa città. Noi stiamo dall'altra parte". Così il sindaco di Roma Ignazio Marino intervenendo alla 'Factory365', la convention dei giovani dem a Roma, riferendosi all'indagine su 'Mafia Capitale' (LO SPECIALE).
"Io mi rifiuto di avvalorare l'idea che Roma sia una città di mafiosi. Prima c'era la Roma ladrona ora la Roma mafiosa. La stragrande maggioranza dei romani sono persone perbene e in questo momento soffrono per la crisi economica e la mancanza di lavoro. Questa è la Roma che conosco". Così il sindaco di Roma Ignazio Marino intervistato su Rainews24. "Io spero che quello che è stato sottratto al pubblico - aggiunge - possa essere restituito ed utilizzato nell'interesse dei cittadini".
Sull'invito da parte di Berlusconi a dimettersi, il sindaco risponde: "Ha mai sentito parlare del leader di Forza Italia? In questo momento sta scontando una pena ed è il presidente del Consiglio che si rifiutò di procedere allo scioglimento del comune di Fondi per mafia. Le sembra che questo sia il pulpito da cui devo ascoltare delle prediche?".
Prefetto: tre ipotesi per Roma - "Per Roma potrebbero esserci tre ipotesi, dopo la valutazione delle carte dell'inchiesta: o un accesso agli atti, o lo scioglimento o una terza via che prevede di non intervenire essendo in corso l'attività giudiziaria". Così il prefetto di Roma Giuseppe Pecoraro ricordando che prima deve riferire al ministro dell'Interno.
La mazzetta Breda per bus diventa 'costola' dell'inchiesta - C'è una costola della vicenda mazzetta da 600 mila euro versata da Breda Menarinibus (Finmeccanica) per l'aggiudicazione dell'appalto per la fornitura di 45 filobus bus al Comune di Roma destinati al cosiddetto Corridoio Laurentino che è finita nell'inchiesta su Mafia Capitale. Quella della presunta destinazione di una parte della tangente ad un esponente politico nazionale e sulla quale sono in corso accertamenti da parte della procura romana.
Giudice Tar Lazio, scenario disgustoso - "Mai avrei potuto immaginare uno scenario di portata così disgustosa". Lo dice all'ANSA Linda Sandulli, il giudice del Tar del Lazio contro cui si mobilito' Sandro Buzzi. Sandulli sostiene che su lei furono pubblicati dati "riservati" che potevano venire solo "dal sistema della giustizia amministrativa: qualcuno ha cercato di farmela pagare".
LE INTERCETTAZIONI (VIDEO)
Boschi: non ci sono gli estremi per commissariare Roma - "E' giusto individuare le responsabilità ma attenzione a tirare in mezzo il Comune di Roma, per arrivare al commissariamento ci vogliono estremi di legge precisi e qui non ci sono estremi. Marino deve restare e governare bene". Così il ministro Maria Elena Boschi, ospite dell'Intervista di Maria Latella. "Bisogna fare processi presto senza sconti a nessuno ma non bisogna fare di tutta l'erba un fascio perché non tutti hanno rubato. E' giusto che escano nomi e cognomi e si individuano responsabilità specifiche ma il Pd è intervenuto subito, gli altri non mi pare che stiano facendo pulizia", aggiunge la Boschi.
Campidoglio: gli ispettori non sono qui - Gli ispettori del prefetto di Roma non sono arrivati in Campidoglio, secondo quanto si apprende. Il sindaco Ignazio Marino vedrà il prefetto Giuseppe Pecoraro martedì. L'arrivo degli ispettori prefettizi in Campidoglio era stato prospettato su alcuni quotidiani.
Delrio: inchiesta ha pesato su bocciatura S&P - ''Quanto accaduto a Roma è pessimo, quanto di peggio possa capitare all'immagine di un Paese. Ma d'inverno, per far uscire l'aria viziata da una stanza, ogni tanto occorre aprire la finestra e accettare un po' di freddo. Le decisioni che abbiamo preso sull'Expò di Milano, il Consorzio che gestisce il Mose di Venezia, o a Roma, sostenendo il lavoro di Marino sono un'opera di pulizia necessaria. Gli attacchi a Marino erano la conseguenza di un lavoro che intacca interessi poco chiari''. Per il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Graziano Delrio, intervistato dalla Stampa, ''anche l'inchiesta di Roma ha pesato sulla bocciatura'' di S&P. ''La strada del governo è giusta - dice - ma la politica deve velocizzare il rinnovamento''.
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